Con il progetto per l’abitazione Kostner costruita all’esterno del centro urbano di Castelrotto (Bz), con una vista particolare sulle montagne e sulla cittadina altoatesina, gli architetti Sandy Attia e Matteo Scagnol hanno vinto il Premio Architettura Città di Oderzo.
Gli architetti si sono aggiudicati l’incarico per la realizzazione di questa casa-atelier (per l'artista Hubert Kostner) avendo saputo che l’artista aveva preso contatto con diversi progettisti ma non era mai stato contento delle proposte progettuali che gli avevano suggerito. Così Modus Architects ha tentato la carta della sorpresa e, sapendo che l’artista amava inserire le sue opere d’arte nei contesti naturali e urbani, ha pensato di inviargli una cartolina con il concept del progetto: una sua casa possibile, inserita nel suo paese.
L’artista ha apprezzato l’idea e ha chiesto agli architetti di conoscere la loro proposta e di iniziare a lavorare insieme. “Non è stato facile – commenta Sandy Attia – ma alla fine siamo riusciti a collaborare e inventare soluzioni innovative rispettando le richieste di un committente così speciale. Hubert Konster è un artista che lavora con il legno in modo ironico ed eclettico. Gli abbiamo proposto di impostare la nuova casa, da realizzare ex novo in un'area vicino a quella della sua famiglia, su un basamento vetrato che all’esterno si mostra con una struttura di travi a X. L’Atelier si trova nel basamento che è a doppia altezza e molto illuminato (come richiesto)”.
Konster voleva una casa senza decorazioni dove la struttura è protagonista. Il legno è a vista e le finiture sono le strutture al grezzo. Gli impianti sono stati inseriti nei solai e nelle pareti. Anche i radiatori sono a vista, senza verniciatura.
Sembrano due case. Modus Architects ha reinterpretato infatti la tipologia dei “masi a coppia” e ha inserito in quello più grande l’atelier. Nella struttura trovano spazio oltre all’abitazione anche un piccolo spazio espositivo. Se gli spazi per il lavoro sono ampi e luminosi, quelli della casa sono minimi, chiusi, raccolti.
“Dalla progettazione alla costruzione – racconta Attia – il processo è stato lungo e con qualche conflitto. Konster ha collaborato in modo attivo anche realizzando dei modelli. Alla fine possiamo dire che in questa casa c’è molto della sua anima: è il risultato di una ricerca continua nell’eliminare quello che non è necessario”.
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