«In un recente dibattito che si è tenuto al Maxxi intitolato “Verso una nuova legge per l’architettura” (nell’ambito del quale PPAN ha sviluppato una piattaforma web costantemente aggiornata sulle proposte di legge che si sono susseguite negli anni, ndr) una delle questioni più sentite è apparsa quella legata alle procedure per la scelta del “progettista” o meglio, in alcuni casi, del “progetto”. L’esigenza di privilegiare le procedure concorsuali (concorso di progettazione e concorso di idee) è anche uno dei principi contenuti nelle Linee guida per la qualità architettonica elaborate da un gruppo di lavoro coordinato dal Mibact, ora Ministero della cultura, che annovera al suo interno proprio un punto dedicato ai “concorsi di architettura”, in cui si segnalano, fra l’altro i vantaggi di quelli articolati in due fasi». Chi scrive è Mario Avagnina, dirigente tecnico del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che aggiunge «le Linee guida, correttamente, auspicano il ricorso alla procedura concorsuale, ma una eventuale obbligatorietà della stessa, da introdursi per legge, non sembra essere la migliore soluzione (come già anticipato su thebrief)». L’obbligatorietà, ad esempio, non sussiste in Francia dove – come si può desumere da una interessante ricerca sui concorsi di architettura in Francia nel decennio 2006-2015 – la committenza pubblica ha fatto ricorso al concorso di progettazione solo in circa il 20% degli affidamenti.
«Il concorso di progettazione è uno strumento e, di per sé, non costituisce garanzia di un risultato “di qualità”, come testimoniano – commenta lo stesso Avagnina – tantissimi esempi recenti e meno recenti nel nostro paese». Il concorso è uno strumento delicato che necessita di strumenti e di figure adeguate, inclusa la giuria.
Ascoltando i progettisti, sono davvero decine le storie di concorsi che hanno avuto qualche incidente di percorso. Tra le altre, una romana, iniziata il 21 gennaio 2020: «parte il concorso in unico grado per il progetto della grande Biblioteca Umanistica della Sapienza: alcune diecine di milioni di euro. Occorre predisporre 40 elaborati in 30 giorni: A0 e varie ponderose relazioni e computi. Chi si vuole confrontare deve disporre di un’ampia squadra capace di lavorare giorno e notte. Consegna prevista il 21 febbraio, ma il 19 febbraio arriva il rinvio di 30 giorni. Nessuna risposta, nel frattempo, ai quesiti previsti dal bando. Peraltro, viene indicato un nuovo tecnico delegato a rispondere (ma a sua insaputa!). In assenza di indispensabili istruzioni, ovviamente nessuno consegna. Inutile chiedere chiarimenti. Tutto scompare nel nulla. Settembre 2020: un nuovo bando, sostanzialmente lo stesso con astute modifiche da scoprire con attenta “caccia al tesoro”. Impongono precisazioni essenziali: nel bando però vari refusi tra cui un CIG inesistente da apporre sull’etichetta del pacco. Non finisce qui: la procedura farraginosa prevede la consegna cartacea con collazionamenti all’interno di scatole cinesi che tutto sembra garantire fuorché l’anonimato (il tutto nei mesi della pandemia). Consegna in copia cartacea entro il 20 dicembre, ma il 16 dicembre scatta un altro rinvio al 26 febbraio 2021. Da due mesi nessuna notizia». Facendo tesoro della denuncia di Massimo Pica Ciamarra (intervista su thebrief a gennaio 2021) gli abbiamo chiesto un aggiornamento, ma la partita sembra ancora aperta.
Secondo indiscrezioni in giuria a Roma potrebbe esserci Dominique Perrault, un francese, che richiama alla memoria la recente vicenda degli Uffici della Regione Siciliana con un maxi-concorso (1,3 milioni di euro per la progettazione) finito sotto i riflettori mediatici per le relazioni tra il vincitore e il presidente di giuria. In commissione e sui primi due gradini del podio tre francesi.
Concorsi privati.
Le connessioni tra commissione e vincitore sono evidenti anche in un altro concorso aggiudicato recentemente a Milano, l’ex scalo di Porta Romana, con un team che conta diversi professionisti coinvolti anticipatamente dalla committenza in un think tank sulla rigenerazione urbana, un laboratorio di idee in cui è presente anche il presidente della giuria. Diversamente dai casi precedenti, questo però è un concorso privato, seppur inserito nell’Accordo di programma tra FS Sistemi Urbani e Comune.
E che fine avrà fatto il concorso per le residenze nell’area Ex Falck lanciato dalla società Milanosesto nel 2017, considerando il recente annuncio da parte di Hines di un masterplan firmato Foster+Partners e di una cordata di 4 studi (Citterio-Viel, Park Associati, Scandurra Studio e Barreca & La Varra) per sette edifici del primo lotto dell’operazione?
Un tema aperto quello dei concorsi, quando si parla di iniziative pubbliche e private.
I concorsi nelle Linee guida per l’architettura e nel testo di legge sulla rigenerazione urbana.
Il concorso, come anticipato da Avagnina, è protagonista nelle linee guida per la legge sull’architettura e citato anche nel testo unificato, in discussione al Senato, sulla rigenerazione urbana, rispetto al quale però l’Inu ha già espresso alcune puntuali considerazioni: “non convince l’identificazione della qualità della progettazione nei concorsi di progettazione (art. 19). Ad una indiscutibile esigenza (la qualità degli interventi di rigenerazione urbana) la soluzione proposta è la procedura (il concorso di progettazione e il concorso di idee). In verità negli ultimi anni sono state sperimentate varie forme di concorrenzialità – dicono dall’Istituto di urbanistica – nell’obiettivo di massimizzare la qualità degli interventi e contestualmente di assicurare la loro fattibilità. Si ritengono preferibili l’enunciazione dei requisiti che i progetti dovrebbero possedere e il richiamo all’obbligo della trasparenza e della concorrenzialità nell’affidamento degli incarichi pubblici, rimettendo al Comune, promotore del piano di rigenerazione, le decisioni in merito alla tipologia concorsuale”.
Indiscussa la centralità dello strumento per puntare sulla qualità, sono in molti a concordare che il concorso di progettazione sia sempre la soluzione migliore. «Potrebbe essere reso obbligatorio in determinati casi, riservando per gli altri l’utilizzo delle gare basate sull’offerta economicamente più vantaggiosa, eliminando, in tal caso, alcune criticità connesse ai requisiti tecnico-economici, ai ribassi offerti e favorendo la partecipazione dei giovani progettisti».
Sullo sfondo rimane comunque il vero tema che è, prima di tutto, culturale, più che normativo. E qui ritorna ancora una volta in evidenza la necessità della qualificazione della committenza pubblica e, in particolar modo, della figura che la rappresenta: il responsabile del procedimento. «Solo responsabilizzando e formando tale figura si riuscirà a governare la delicata fase della scelta del progettista o del progetto, modulando la scelta della procedura in relazione al singolo caso. D’altro canto, non esistono formule magiche che consentano di individuare aprioristicamente la soluzione migliore, come dimostra il caso dell’ampliamento della galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma dove, dopo sessant’anni in cui si sono sperimentate sia le procedure di tipo fiduciario (attuate da Palma Bucarelli), che quelle concorsuali, non si è ancora riusciti a portare a compimento un’opera pubblica di tale rilievo», conclude Avagnina.
«Da quello che si può evincere da alcuni esempi recenti anche qui citati – commenta Pier Giorgio Giannelli, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Bologna e uno dei più impegnati sul tema della promozione dei concorsi – appare evidente la scarsa preparazione e conoscenza degli enti banditori su come vada condotta una procedura di questo tipo, che è estremamente delicata, e necessita di un’organizzazione e gestione rigidamente professionale. Questa arruffata ed improvvisata conduzione si traduce, nello scarso rispetto verso chi, in modo assolutamente generoso, partecipa a queste competizioni, in risultati contestati ed a volte di dubbia qualità, con la conseguenza di svilire e mortificare uno strumento le cui potenzialità sono altissime».
Il caso Invitalia: concorsi o appalti di servizi?
“Chi fa i concorsi per mestiere” come dice Massimo Pica Ciamarra ha ormai misurato che i costi per i professionisti sono nel caso superiori al premio. «Non va trascurato che il costo per un bene della collettività sia oggi scaricato sulla categoria degli architetti». Il professore napoletano fa riferimento anche ad uno dei più recenti concorsi promossi da Invitalia (indetto a settembre 2019), “un concorso di idee” aggiudicato qualche settimana fa, con graduatoria provvisoria, al team guidato dallo Studio Bargone Architetti Associati, con tempi compressi per la fase di elaborazione delle soluzioni e altri molto dilatati per la valutazione. «Ho partecipato per l’ennesima volta ad un concorso su quest’area, anche qui tempi inauditi – commenta – con un impegno importante richiesto per la lettura di una documentazione molto faticosa».
Sempre con Invitalia si attende l’annuncio ufficiale da parte del Mic per la nuova arena tecnologica del Colosseo, aggiudicata al gruppo guidato da Milan Ingegneria con gli architetti romani di Labics.
Invitalia era anche l’ente banditore di quello che era stato definito “concorso internazionale per la ricostruzione della Basilica di S. Benedetto di Norcia”. In qualità di centrale di committenza, ha seguito la procedura fino all’aggiudicazione (valutando l’offerta economicamente più vantaggiosa: criterio del miglior rapporto qualità/prezzo) e consegnando alla stazione appaltante, al Mic – Ufficio del Soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma del 24 agosto 2016, un progetto (firmato dal gruppo guidato da Comes Studio Associato) con un ribasso del 40 per cento. Un ibrido che lega il concorso di progettazione all’appalto di servizi.
In copertina: foto di Felix Lichtenfeld da Pixabay
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