Ricostruzione postsisma. Fabio Renzi: "Nessuno chiede di rifare presepi, servono risposte con forme contemporanee"

Come sarà il nuovo Appennino? Think tank con Symbola e la scuola SOS

di Paola Pierotti | pubblicato: 28/02/2017
"Mi sono auto-dichiarato ‘sindaco fuori legge’ e in alcuni casi ho provato ad andare avanti, non voglio perdere un secondo per ripensare il mio territorio e dare modelli di sicurezza e di vita immediatamente attivabili"
Adolfo Marinangeli
Come sarà il nuovo Appennino? Think tank con Symbola e la scuola SOS
"Mi sono auto-dichiarato ‘sindaco fuori legge’ e in alcuni casi ho provato ad andare avanti, non voglio perdere un secondo per ripensare il mio territorio e dare modelli di sicurezza e di vita immediatamente attivabili"
Adolfo Marinangeli

Il collocamento degli sfollati (e la migrazione nelle aree costiere), la gestione dei beni culturali (e il mancato puntellamento del patrimonio), il ritardo nell’indire le gare per i moduli abitativi temporanei e per i ricoveri degli animali, la settorializzazione delle competenze, i conflitti di potere che generano immobilismo, le importanti precipitazioni nevose con conseguenze dirette sulle infrastrutture di trasmissione e produzione di energia. È lungo e fitto l’elenco dei temi oggetto di discussione in questi ultimi sei mesi, da quelle prime scosse del 24 agosto che hanno colpito il Centro Italia. “Si sono sovrapposti rischi antichi come quelli legati al sisma, con altri, nuovi, connessi con il cambiamento climatico. L’Italia ha vissuto uno stress test significativo che deve dare informazioni utili per fronteggiare le emergenze del Paese”. Così Fabio Renzi, segretario generale di Symbola, ha introdotto il seminario “L' Appennino nuovo, dall’emergenza alla sfida della ricostruzione” promosso da Symbola e SOS School of Sustainability promossa da Mario Cucinella Architects.

E' stato un incontro a inviti, organizzato a Bologna in collaborazione con Legambiente, Federparchi, Quodlibet, Fondazione Montagne Italia, per favorire un confronto più diretto ed informale, con l’obiettivo di aprire una riflessione sulla gestione dell'emergenza causata dai recenti eventi sismici e climatici e, soprattutto, sulla sfida della ricostruzione - che interessa ben 131 comuni dell'Appennino centrale tra Marche, Umbria e Lazio – e che Symbola ha scelto come tema centrale della prossima edizione del Festival della Soft Economy (Macerata martedì 4, Treia mercoledì 5 e giovedì 6 luglio) e del Seminario Estivo (Treia, venerdì 7, sabato 8 luglio).

A sei mesi dalle prime scosse che hanno colpito il Centro Italia, mandando in soffitto la soluzione ‘new town’ e puntando al ‘costruire com’era e dov’era’, ci si chiede ‘come sarà’. Difficoltà amministrative si sovrappongono a limiti culturali ed è sulle visioni che i promotori dell’incontro vogliono invetire, forti del dialogo e della partecipazione di alcuni sindaci delle aree colpite dal terremoto, di rappresentanti delle associazioni di categoria e delle Università locali.

“In Emilia dopo il terremoto del 2012 il territorio ha saputo reagire - ha spiegato Renzi - perché ha investito su imprese già in corsa verso il futuro, basti pensare al distretto biomedicale di Mirandola, alla meccanica di Modena o alle ceramiche di Sassuolo. Nell'Appennino le infrastrutture vanno ripensate, non c'è una visione per i prossimi 15-20 anni”. Symbola toglie l’attenzione dall’emergenza e sposta la discussione su cosa fare e per chi; su come trattenere le persone per non perdere capitale umano; sulla necessità di “indire gare e cercare soluzioni con procedure ordinarie in modo anticipato. Più che al dov'era com'era dobbiamo pensare ad una rigenerazione (prima ancora che una semplice ricostruzione) ispirata al dov'era e come sarà. Design e cultura italiana – ha commentato Renzi - possono dare interessanti contributi, anche meno costosi, alternativi all'ospitalità offerta lungo le coste".

Symbola e Sos hanno aperto un tavolo per costruire una visione condivisa, per chiedere politiche coerenti e per fare di questa situazione un’occasione. “Quando i genitori, da Guastalla a Visso, chiedono ai sindaci delle scuole in legno, di un piano, con nuovi servizi, senza edifici intorno, pongono un problema contemporaneo – continua Renzi – che richiede forme contemporanee. Nessuno chiede di rifare presepi, dobbiamo uscire dalla morbosità delle reliquie e fare un salto nella contemporaneità”.

“Penso all’emergenza, ma guardo al futuro” ha commentato Franco Capponi, sindaco del Comune di Treia, novemila abitanti nel maceratese. “Le normative riguardano la ricostruzione dei muri, ma non la strategia di funzionalizzazione degli spazi. Tutti sono attenti alla spesa corrente e si fatica a fare proposte con visioni: è un grande errore lasciare che la gestione della ricostruzione sia pensata a Roma”.

Per il futuro si guarda al turismo, immaginando un “turismo esperienziale” con strutture diffuse, di chi fa rete, di chi apprezza i beni culturali disseminati nel territorio. Si guarda lontano ma c’è chi lamenta l’inattività delle istituzioni. “Anche per difficoltà economiche connesse con il governo centrale, la Regione – ha aggiunto Capponi – è assente dal punto di vista delle idee che vanno cercate e studiate, soprattutto quando le risorse non ci sono”.

“Dopo sette mesi, per la prima volta mi trovo a parlare di ricostruzione in modo serio e scientifico” ha dichiarato Adolfo Marinangeli, ingegnere e sindaco di Amandola, un comune di 3.700 abitanti nel parco dei Monti Sibillini. “Ad oggi il 40% del nostro territorio è inagibile, abbiamo frazioni a 1100 metri distrutte, molti edifici sono da demolire. Dal 24 agosto – aggiunge – è chiuso l’ospedale che serviva un’area montana di 20mila persone in un territorio di 750 kmq: non c’è assistenza sanitaria se non in quattro container messi a disposizione dalla Regione Toscana, ammassati uno sull’altro, ma senza la capacità di dare una risposta alle esigenze”. Amandola è a cavallo tra Amatrice e Norcia, ha sofferto per i due terremoti ed è stata colpita dalla forte nevicata che in paese ha raggiunto 1,5 metri di altezza e 3 metri nelle zone più alte.

“A valle di questa esperienza – commenta il sindaco – dobbiamo capire che la normativa non si può più scrivere in tempo di guerra. Per decidere se puntellare una chiesa, non si possono aspettare tre comitati tecnici e almeno 15 giorni. Dove ci sono affreschi del 1200 o del 1300 bisogna provvedere, se si aspetta può arrivare un’altra scossa potenzialmente distruttiva. Mi sono auto-dichiarato ‘sindaco fuori legge’ e in alcuni casi ho provato ad andare avanti, non voglio perdere un secondo per ripensare il mio territorio e dare modelli di scurezza e di vita immediatamente attivabili”.

Non sono pochi i sindaci del maceratese che chiedono al governo di non consegnare le casette ma di poter utilizzare le risorse (1600 euro/mq + il costo di smaltimento + quello di occupazione del suolo e urbanizzazione) per comprare l’invenduto. “Dateci la possibilità di costruire nel centro storico e di portare attività che funzionano, botteghe artigianali che creano vita” ha dichiarato Marinangeli.

“Anche nell’emergenza serve strategia – ha dichiarato Daniele Salvi, capo di gabinetto del Consiglio Regionale delle Marche – senza questa si accumulano ritardi che si scontano nel tempo”. Il riferimento è diretto ai moduli provvisori e ai ricoveri per gli animali. Salvi consiglia di distinguere i casi e di approcciare diversamente la situazione nei luoghi dove è saltata la struttura urbanistica, come Visso e Ussita - dove l’80-90% del patrimonio immobiliare è stato distrutto - “da quelle aree ricostruite nel 1997 – continua Salvi - dove gli edifici hanno evitato la morte degli abitanti, ma sono lesionati al 90%. A Camerino, per fare un altro esempio, gli abitanti sono settemila e a questi si devono aggiungere altri settemila studenti. Cosa fare? Come fare?”. Alcune domande restano aperte, ma si lavora su alcuni punti fermi. “Ragionando sul turismo bisogna mettere al centro la produzione e la manifattura – ha commentato Salvi – si punti sull’amianto free, sul carbon free, ma il tema della sostenibilità sia associato allo sviluppo”.

All’incontro ha partecipato anche il sociologo Aldo Bonomi che ha ribadito la necessità di riprogettare e ripensare la città appenninica. “E’ necessario ricollocare le funzioni strategiche, gli ospedali ad esempio – ha spiegato Bonomi - siano centralizzati pur mantenendo presidi sanitari diffusi. Se non si ha una visione economica condivisa, mezzo milione di persone non si tengono insieme. Ecco che serve innovazione tra chi si occupa di allevamenti, di produzione agricola e poi di commercializzazione e brand. Bisogna capire il rapporto tra la coscienza dei luoghi – ha precisato il sociologo – e i flussi della modernità. Si sta progettando una smart land che deve applicare, in questa dimensione, tutti i principi e i requisiti delle smart cities”. Per Bonomi è importante lavorare sui servizi, ricreare una geografia del territorio che non sia controllata da Roma, ma costruita sul posto. “Si sta tentando di disegnare un luogo per una comunità che ancora non c’è, e che verrà”.

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Tag: città; cultura; spazi pubblici
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