Accolta con favore la scelta di non costruire new town, e guardando con interesse all’incontro tra il primo ministro Renzi con l’architetto-senatore Renzo Piano, sono in tanti gli architetti italiani che hanno inviato a PPAN proposte e commenti su come approcciare la complessa questione per tamponare l’emergenza e poi ricostruire i paesi colpiti dal terremoto del 24 agosto 2016. A queste si aggiungono le riflessioni che i singoli hanno affidato alle bacheche dei social network.
C’è chi suggerisce di investire inizialmente sulla realizzazione o sull’acquisto di moduli leggeri prefabbricati in legno e poi di mettere a frutto creatività e professionalità per scegliere attraverso un concorso la soluzione migliore per un masterplan strategico. Chi suggerisce di dare priorità all’edilizia scolastica. Altri puntano sulla ricostruzione di comunità, di luoghi simbolici e spazi per stare insieme, chi ancora sottolinea le potenzialità del Bim, precisando come la dote di informazioni sia centrale per intervenire sul costruito, mantenendolo nel tempo belli, sicuri, efficienti e connessi.
Sui social corrono veloci commenti, idee e iniziative. Nei giorni scorsi l’Ordine degli Architetti di Roma ha inviato a tutti gli iscritti una mail chiedendo un supporto per la ricostruzione. “Vi chiediamo di mettere a disposizione la vostra professionalità inviandoci progetti e proposte per ridisegnare i paesi devastati, come Amatrice e Accumoli. Tutti i lavori saranno consegnati al Commissario straordinario per l'emergenza del terremoto. Spero possiate aderire numerosi a questa nobile iniziativa” è il testo del comunicato firmato dal presidente Alessandro Ridolfi arrivato rapidamente sulle bacheche degli iscritti. “Progetti così buttati la senza un minimo di senso? Per fare cosa? progetti di cosa? Per chi? Ad Amatrice scavano a mani nude e noi mandiamo un pdf?” ha commentato Gianfranco Bombaci.
Sullo stesso tema sono intervenuti altri architetti romani, Eugenio Cipollone, Roberto Morziello, Francesco Orofino Spartaco Paris e Gabriella Raggi, rilanciando una risposta che è stata copiata prontamente su decine di bacheche. “Sono sconcertato da questa iniziativa che ritengo priva di significato e, per certi aspetti, dannosa. La ricostruzione post-terremoto è prima di ogni altro aspetto un processo organico multiplo, complesso, che richiede analisi complesse e professionalità multiple. L'invito del Presidente dell'Ordine di Roma sembra invece assecondare la genericità e la banalità del dibattito che infiamma i social nei giorni del dopo terremoto, dove sembra che il principale e unico tema sia la modalità linguistica da adottare nella “ricostruzione fisica” dei territori assegnando all'architettura un ruolo primario e salvifico. Tutto ciò non è di buon auspicio né soprattutto sintomo di buona salute per questa nostra categoria afflitta da personalismi ed ego ipertrofici sulla natura e rilievo dell'azione del progetto. Immaginare di raccogliere, quale contributo intellettuale del più grande (numericamente) Ordine professionale d'Europa, progetti di ricostruzione autoreferenziali e selezionati secondo il solo criterio della quantità, raccolti un tanto al chilo come se fossero aiuti alimentari è veramente insopportabile e ingiurioso sia per i territori colpiti che per un'etica professionale”.
Sempre su facebook è intervenuto Gabriele Del Mese osservando che “a molti sarà sembrata una mossa un po' patetica quella del pellegrinaggio del capo del governo a Genova, considerato il fatto che Piano, senatore a vita, ha un ufficio a Montecitorio, dove ha scoperto di recente una vocazione civica per il suo Paese. Cosa si aspettava il primo ministro? Una bacchetta magica che risolvesse in breve tempo i problemi post sismici? Piano ha dato consigli 'sensati' che vanno dalla preoccupazione per le comunità colpite a pareri 'sensati' di strategie di lungo termine per la soluzione dei problemi legati alla sismicità dell’Italia. Ma problemi di questa natura non potranno mai essere risolti in modo soddisfacente se non con un contributo primario delle specializzazioni delle varie ingegnerie, dalla sismologia alla geotecnica, dalle strutture, ai materiali e agli impianti. Un coinvolgimento di Piano sarebbe bene accetto poiché è abituato e valuta la progettazione olistica e multi disciplinare, anche se la sua conoscenza specifica dei fenomeni sismici sulle masse murarie potrebbe essere limitata. L'Italia ha le capacità e conoscenze adeguate per affrontare e risolvere questi problemi se solo i politici e gli imprenditori per una volta 'si comportassero bene' facilitando strategie tecniche appropriate e di lungo termine. Queste dovrebbero anche favorire gli studi e ricerche sulle strutture murarie che costituiscono il 100 per cento del patrimonio che tutti ci invidiano. Se non ricordo male, il primo ministro predicò molto il suo supporto per le scuole all'inizio del suo mandato. Dove sono finiti i buoni propositi?”
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