L’ISPI mette in luce le prospettive di sviluppo urbano del Vecchio Continente a partire dalla nuova Carta di Lipsia e dal New European Bauhaus

La rigenerazione traina la crescita delle città, le best practice europee da Parigi ad Amburgo

di Francesco Fantera | pubblicato: 24/11/2020
È nei centri urbani e nei loro processi gestionali che si gioca la vera partita per la lotta al cambiamento climatico
La rigenerazione traina la crescita delle città, le best practice europee da Parigi ad Amburgo
È nei centri urbani e nei loro processi gestionali che si gioca la vera partita per la lotta al cambiamento climatico

Quanto incidono le città sugli equilibri del pianeta? Serve davvero dare il via a un grande processo di rinnovamento del patrimonio edilizio pubblico e privato? Due domande che all’apparenza potrebbero sembrare scollegate, ma che ad una lettura più attenta rivelano una connessione molto stretta. Il motivo è presto detto, basta guardare ai numeri. Il 3% della superficie terrestre è occupato da aree urbane dove vive il 55% della popolazione globale. Le città, inoltre, sono responsabili del 70% delle emissioni di gas serra, oltre che del 70% di produzione di rifiuti solidi e del 75% del consumo energetico.

Un quadro che permette di capire perché, sempre più spesso, si senta parlare del peso anche politico che queste realtà ricoprono a livello internazionale. È infatti nei centri urbani e nei loro processi gestionali che si gioca la vera partita per la lotta al cambiamento climatico. Non è un caso che l’ONU, dopo aver omesso la stessa parola città nel Millenium Development Goals del 2000, vi abbia dedicato uno dei suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile del pianeta. L’undicesimo punto dell’Agenda 2030, nello specifico, invita i Paesi a «rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili».

Il contesto europeo. L’Unione Europea, per voce della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha più volte ribadito la volontà di trasformare il Vecchio Continente nella forza trainante del pianeta lungo il processo di transizione verso un’economia sostenibile sotto il profilo ambientale e sociale. Per quanto riguarda le città e in generale il patrimonio edilizio, a fianco del più noto European Green Deal si trovano il New European Bauhaus e la Nuova Carta di Lipsia (firma prevista per il 30 novembre 2020). Se il primo punta a mettere insieme architetti, designer e sociologi per ripensare il tessuto urbano nostrano, il secondo accordo raccoglie le istanze dei legislatori dell’Unione riguardo lo sviluppo nei prossimi anni delle nostre città che dovranno guardare a temi come ecologia, inclusività, coesione, produttività e connessione. Altro target ambizioso di matrice europea inerente al mondo delle costruzioni, in particolare la necessità di avviare un grande processo di rigenerazione urbana, guarda ai consumi. Per riuscire a centrare gli obiettivi di decarbonizzazione, infatti, ogni anno dovrebbe essere sottoposto a riqualificazione energetica il 2% dello stock edilizio europeo.

Per capire l’importanza di un tale cambio culturale, invece di soffermarsi sull’acclarata vetustà del patrimonio italiano è utile guardare agli esempi virtuosi sparsi per il nostro continente. Operazioni che dimostrano come restituire ambiti importanti di un’area urbana sia un gesto che non solo trasmette un senso di rinnovamento della propria comunità, ma sia un passo obbligato se si vuole rispondere alle nuove esigenze di sviluppo. Lo spunto arriva dal documento “L’Europa e le città” a firma di Andrea Tobia Zevi, responsabile del Desk sulle Global Cities dell’ISPI (Istituto di Politica Internazionale).

Cura del ferro. Si parte dal progetto “Le Grand Paris”, ambizioso intervento diffuso su tutta l’area della capitale francese che si prevede verrà concluso nel 2030. Cuore dell’iniziativa sarà la realizzazione di quattro nuove linee della metropolitana, per un totale di 200 chilometri, 68 nuove stazioni e 12 hub di interscambio. Per combattere l’annoso problema della scarsità di abitazioni e aumentare l’inclusività della megalopoli transalpina, saranno costruite 70mila nuove abitazioni all’anno. A queste si aggiungeranno altre operazioni che si stima porteranno 115mila nuovi posti di lavoro oltre al coinvolgimento di 160mila aziende. Impatto diverso invece a Londra per il progetto che ha portato alla rigenerazione di un’area di oltre 27 ettari, ribattezzata con il nome della stazione del treno: King’s Cross. Oltre 1,9mila nuove unità abitative e 50 edifici, viabilità rimodulata con 20 strade, grandi spazi verdi e piazze pubbliche. Nel masterplan si prevede che entro il 2022 saranno 42mila i cittadini che si saranno trasferiti nell’ambito sito non lontano dalla City.

Fiumi e porti. La riqualificazione interessa però anche le realtà di medie dimensioni. Lo confermano i progetti avviati da due città che in comune hanno uno stretto rapporto con l’infrastruttura naturale per eccellenza: l’acqua. Lione, amministrazione francese non distante dal confine italiano, ha deciso di investire nella riqualificazione dell’area che si trova alla confluenza dei fiumi Rodano e Saona. Lyon Confluence, questo il nome dell’operazione interviene su una superficie di oltre 60 ettari, con grandi investimenti (tra gli altri anche un museo) frutto di una partership pubblico privato (solo per i primi 16 ettari oltre 1 miliardo di euro). Una volta terminato l’intervento complessivo, che si prevede darà lavoro a 25mila persone e 1,6mila aziende, ci sarà spazio per 17mila nuovi abitanti in un’area ricca di un mix di funzioni. Molto più a nord si trova invece una città che ha da sempre un rapporto molto stretto con l’acqua. Stiamo parlando di Amburgo, centro urbano con un Pil fra i primi in Europa e centro nevralgico del commercio via mare tedesco. Con il progetto Hafencity l’amministrazione ha attirato investimenti privati per 10 miliardi rispetto ai tre garantiti dal settore pubblico. L’iniziativa riguarda oltre 63 ettari che al 38% saranno costituiti da spazi pubblici o privati ma accessibili. Più di 7mila nuove abitazioni, delle quali circa 2mila dedicate a social housing, per un totale di 15mila nuovi residenti e 5mila studenti.

In copertina immagine di Hafencity tratta da "L'Europa e le città" ©ISPI

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Tag: città; masterplanning; rigenerazione urbana; spazi pubblici; trasporti
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