A Marsiglia, dopo due anni di cantiere, hanno aperto le porte i Docks: gli ex magazzini portuali sono stati convertiti in un edificio direzionale con negozi a piano terra, una struttura lunga 365 metri con 4 corti interne, 7 livelli con 52 aperture che aprono il fronte mare alla città consolidata. Investimento da circa 50milioni di euro, avviato nel 2006 con l’acquisto dell’area e proseguito nel 2009 con la scelta di optare per questo mix funzionale. Architettura made in Italy progettata dagli architetti dello studio 5+1AA e operazione internazionale con gli investitori anglosassoni JPMorgan Asset Management e Constructa Urban System, il committente delegato e l'ideatore del progetto dei Docks.
Un laboratorio di rigenerazione urbana, un’iniziativa originale dove il progetto privato è riuscito a creare un vivace e accogliente spazio pubblico, un piano di sviluppo immobiliare dove il tema commerciale è stato declinato con originalità evitando i risultati dei più convenzionali centri commerciali. Questo nuovo tassello, inaugurato a Marsiglia a pochi passi dal Mucem di Rudy Ricciotti e di Roland Carta, e dalla Città del Mediterraneo di Stefano Boeri, va ad arricchire il piano iniziato con l’anno della Città capitale della cultura, nel 2013, e la strategia immobiliare prevista nel maxi-piano di Euromediterranee.
“Percorrendo l’intero edificio a partire dalla facciata a sud, sul fronte della Place de la Joliette, abbiamo cercato di raccontare il tema del Mediterraneo, con una prima corte rivestita in ceramica blu che si dissolve nel bianco del cielo. La ceramica posata pezzo a pezzo, con il craquelè di finitura, nella seconda corte si distacca dalla facciata – racconta Alfonso Femia, socio di 5+1AA – e attraverso un sistema di veli cambia il rapporto tra il sistema di foglie verdi e l’edificio retrostante. Nelle prime due corti dedicate al mare e al paesaggio verde i materiali prevalenti sono il legno e la ceramica. La natura entra con forza nella terza corte, dove si fa più deciso il rapporto con la pietra e con la struttura pre-esistente. Nella quarta corte, quella dedicata al mercato, si è lavorando con l’ordine gigante della struttura del primo ‘900 realizzando un sistema di vele sospese che toccano il perimetro in un solo punto”. Alfonso Femia descrive così il percorso all’interno dei Docks, “dopo una successione di elementi traversali, mai longitudinali – spiega l’architetto – si esce all’esterno, si fa un’inversione a U, e ci si trova di fronte alla grande facciata riempita di parole”.
“Abbiamo realizzato un progetto unico, molto diverso da un ordinario centro commerciale. JP Morgan ha deciso infatti di investire in questo sviluppo e in questa città, scommettendo su quest’area in grande trasformazione, dopo un’iniziale scetticismo nei confronti dell’innovazione proposta. Siamo rimasti molto colpiti dalla capacità del progetto di recuperare la memoria – racconta Chester Barnes, Managing Director JP Morgan - sono state scavate delle corti interne, siamo riusciti a dare grande valore agli spazi esistenti e inutilizzati a quota zero, è stata gestita in tempi veloci un’operazione complessa, creando un edificio eccezionale con un mix di negozi a piano terra e con gli uffici ai piani superiori”. Lo sviluppo immobiliare è stato realizzato valutando con successo che nella vicina area dell’Euromediterranee, una delle più grandi aree di trasformazione in Europa, non sono previsti servizi per la ristorazione. Un buon business pensando sia ai potenziali utenti della zona in espansione, che a chi frequenterà gli uffici distribuiti nei vari livelli degli stessi Docks. “Il successo di questo progetto – spiegano da JPMorgan - sta nel fatto che nella coscienza delle persone è vivo l’impatto iconico di questi magazzini e che nella fase di sviluppo abbiamo prestato molta attenzione al dialogo con gli inquilini”.
I progettisti hanno saputo creare con questo recupero un’inedita architettura, strettamente legata all’identità di un luogo caro alla memoria dei marsigliesi e, a più livelli, hanno costruito un’architettura che comunica: sul fronte rivolto al nuovo complesso in via di costruzione, a pochi passi dal cantiere di Massimiliano Fuksas e dal Silo di Roland Carta, 5+1AA con lo studio Tapiro Design ha studiato infatti una texture con font e contenuti scelti adeguatamente per questo progetto. “Abbiamo fuso brand e letteratura. Non è decoro ma scrittura – precisa Gigi Pescolderung dello studio grafico di Venezia -. Il rapporto tra scrittura e architettura è qualcosa che risale ai greci e ai romani, che rimanda alla storia dell’uomo”, questa facciata è diventata una quinta per la piazza antistante ed è un libro aperto con citazioni su Marsiglia. “Abbiamo affrontato questo progetto pensando alla narrazione, al racconto di questa architettura contemporanea inserita tra la città e il mare, a ridosso di una sopraelevata dove si stima il passaggio di 10milioni di auto all’anno. Camminando dentro l’edificio – continua l’anima di Tapiro Design – si legge un racconto e si vivono i Docks come esperienza. Per noi questo è un progetto di comunicazione con un sorprendente fuori-scala, dove il brand è stato contaminato con la letteratura e la storia della città. Una cosa rarissima”.
“Per più di 30 anni Marsiglia è rimasta immobile, poi come con un fuoco d'artificio, nell'arco di dieci anni tutto è cambiato. Dalla viabilità agli ospedali, dai musei alle residenze, agli uffici. Marsiglia ha cercato di riscattare la sua condizione di città povera e pericolosa lavorando sul territorio”. Roland Carta, architetto marsigliese, racconta così l'evoluzione della sua città in cui lavora e in cui ha realizzato numerose opere. “Marsiglia è una città che cresce da dentro, essendo limitata dal mare e dalla montagna non ha avuto l'occasione di espandersi nell'hinterland come hanno fatto più frequentemente altre città”. Marsiglia ha rinnovato il suo waterfront con nuovi musei e spazi pubblici, ha riconvertito edifici inutilizzati.
“Abbiamo fatto di questi spazi un luogo con una precisa identità, capace di potenziare anche l’intorno. Grazie alla visione e al coraggio di Marc Pietri e Emmanuel Duchange di Constructa Urban Systems – aggiunge Femia - non si è persa l’occasione per realizzare un luogo di innovazione e sperimentazione. La materia è sempre centrale nei nostri progetti e qui a Marsiglia ci siamo concentrati sull’esprimere il dialogo tra chi pensa e fa le cose, non ci sono dettagli maniacali, svizzeri, ipertecnologici”. In campo con 5+1AA anche numerose aziende italiane come Bodino Engineering, Casalgrande Padana, Xilo 1930 e Castaldi Lighting oltre all'artista Danilo Trogu per le opere in ceramica.
“Sono passati sei anni dalla prima riunione qui a Marsiglia – aggiunge Peter Cocozza, Executive Director di JPMorgan – è stata un’operazione molto difficile, ma altrettanto soddisfacente. Ci siamo confrontati con un monumento di cui si doveva preservare il carattere storico e con una scelta progettuale innovativa. È stato un rischio, come sono oggi tutte le operazioni di rigenerazione urbana. Sicuramente in questo progetto il vero valore sta negli uffici ai piani alti, ecco anche perché abbiamo optato in corso d’opera di convertire le residenze previste in altri uffici. Non solo, vedendo salire il cantiere della vicina Euromediterranee – aggiunge Cocozza – abbiamo voluto agganciarci a questo investimento. Rispetto alle nuove costruzioni quella dei Docks ha un extra-value dato dall’identità che abbiamo preservato e che attrarrà più facilmente le persone”. Ritornando sul tema anticipato da Chester Barnes, Cocozza ribadisce che il progetto di rigenerazione di 5+1AA ha cambiato l’economia dell’edificio perché ha valorizzato con dei ristoranti quegli spazi che erano adibiti a magazzino. Si è ridato valore all’immobile. “Per affrontare questa sfida abbiamo trovato stimoli e motivazioni in un mood condiviso nella città di Marsiglia: ci siamo accorti che tutti qui, pubblico e privato, stanno investendo in un’unica direzione, puntando su sviluppo e qualità”.
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