Oggi le amministrazioni e i cittadini sono obbligati a confrontarsi con il patrimonio ereditato dalle città del XIX e XX secolo. In questo senso nelle aree urbane italiane, così come in quelle di tutto il mondo, si sperimentano metodi di rigenerazione urbana che esprimono necessità locali diverse, anche di governo del territorio. Come si legge nei due casi pubblicati su La Repubblica, che permettono di mettere a confronto i diversi interventi, e gli approcci utilizzati, sul mattatoio di Calvairate a Milano e su quello di Testaccio a Roma.
Simone Mosca su La Repubblica del 7 aprile restituisce un racconto di sperimentazione che ha visto trenta studenti del Dirty art Department del Sandberg Instituut di Amsterdam trasformare l’ex mattatoio milanese, occupato da Macao, in un albergo che servirà il Salone del mobile dal 1° al 18 aprile. “Utilizzato negli ultimi anni dal collettivo che lo gestisce soprattutto in versione notturna per feste e serate di tango o techno e solo in rare occasioni messo a disposizione per manifestazioni diurne - spiega il giornalista - sembra ora uscito da una ristrutturazione durata mesi. Ci hanno messo invece solo tre settimane a smaltire cumuli di rifiuti, rinfrescare gli ambienti, costruire da zero la vita”. Ma cosa offre l’albergo? Si legge nell’articolo che le camere sono poste al primo e secondo piano dove trovano posto anche la cucina, un laboratorio artigianale e uno spazio “in cui interverranno editori, artisti, architetti come Jeseph Grima e Italo Rota, attesi sabato ad un simposio sulla scuola alternativa”. Al piano terra, nel salone, sarà possibile vedere un’installazione diversa ogni giorno e nel giardino, con orto, un ulivo arrivato dal padiglione Expo del Bahrain. Le entrate vengono spartite fra la scuola olandese e il collettivo, che per Legge non ha titolo. Come Emanuela Braga ha spiegato nell'articolo, Macao sembra però voler trovare una regolamentazione, anche grazie a questa sperimentazione che potrebbe diventare, per la giunta milanese, un modello da riutilizzare per la valorizzazione degli spazi abbandonati.
Altra storia a Roma, invece, dove nel quartiere di Testaccio la terza università della Capitale intende continuare il recupero del complesso dell'ex mattatoio dove sono anche presenti la sede staccata del Macro e la Città dell'altra economia. Viola Giannoli su La Repubblica del 31 marzo elenca i cantieri in cui è impegnato l’ateneo romano nei prossimi tre anni e che cambieranno il volto non solo di campus e rettorato ma anche di Testaccio e via Ostiense. In particolare al mattatoio, dove l’Università è impegnata da qualche anno con l’insediamento del Dipartimento di Architettura, “fervono i lavori al Padiglione 9E, gli 840 mq destinati al macello israelitico – spiega la Giannoli – dove sorgerà la biblioteca di Architettura. Per il prossimo triennio è poi prevista la ristrutturazione di altri tre padiglioni sul Tevere per accogliere gli uffici, i laboratori e gli studi dei docenti sempre del Dipartimento di Architettura”. L’Ateneo intende recuperare anche il vecchio edificio delle celle frigorifere, abbandonato ormai da 41 anni, per trasformarlo entro il 2019 in un ostello per 100 posti letto. Queste azioni di recupero fanno parte di un disegno che coinvolge Testaccio e via Ostiense e che intende “intervenire su aree abbandonate e difficili dal punto di vista sociale, che diventeranno funzionali sia per Roma Tre che per l’intera città – spiega il rettore Mario Panizza - e al tempo stesso disdire la quasi totalità degli immobili in affitto utilizzando i risparmi per finanziare una parte sostanziale delle nuove opere”.
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