Marco Lodoli non è soltanto uno scrittore, è anche un insegnante di lettere in un istituto professionale di Roma, a Tor Bella Monaca. Ogni giorno, in presa diretta si incontra e scontra con la scuola, con gli studenti e con il difficile e appassionante mestiere di insegnante. Venerdì 23 gennaio a Roma, nell’auditorium del Museo Maxxi, Lodoli incontrerà Giovanni Caudo, l’assessore alla Trasformazione Urbana della capitale, e con il loro dialogo su “Roma metropolitana” inizierà ufficialmente il percorso di studio e ricerca da parte di 24 università, 12 italiane e 12 internazionali. Un viaggio tra scuola e architettura, nuove generazioni e urbanistica, delusioni e aspettative di una città da costruire: dialogo tra Caudo e Lodoli su Roma metropolitana, sulla città contemporanea e sugli scenari della capitale nei prossimi 10 anni.
Il laboratorio si chiama ROMA 20-25 ed è un progetto di ricerca promosso dal Comune di Roma, attraverso l’assessorato alla Trasformazione urbana, e dalla Fondazione MAXXI attraverso il MAXXI Architettura, patrocinato da Bnp Paribas Real Estate.
Assessore Caudo, ROMA 20-25 inizia la sua attività coinvolgendo Marco Lodoli, uno scrittore e un professore delle scuole superiori della periferia romana, perché questa scelta?
Lodoli vive quotidianamente con i giovani. Dalla finestra della scuola dove insegna vede il Gra, quel Sacro Gra con cui Gianfranco Rosi ha vinto il Leone d’Oro a Venezia (quell’anello che per i romani "non è solo la strada che abbraccia la città: è un’esperienza" scrive lo stesso Lodoli, ndr). Lodoli cura una rubrica su Repubblica dedicata alle “Isole” di Roma e si distingue per uno sguardo puntuale, a partire dalla descrizione di piccoli dettagli: una fontana, una strada, una targa, elementi attorno ai quali si svolge il tema della città. Quello che vogliamo promuovere con le università coinvolte nel progetto ROMA 20-25 è metafora di come Lodoli vede la città, dall’esterno, cogliendo nel dettaglio la complessità, e il sistema nel suo insieme.
Qual è il compito che affidate alle Università?
Gli studenti dovranno confrontarsi con una griglia teorica con cui abbiamo suddiviso l’area metropolitana di Roma, quadranti di 10 per 10 km, all’interno dei quali ogni scuola dovrà individuare un quadrante di un kmq rispetto al quale concentrare le attività di ricerca e progettazione. Da qui dovremo lavorare tutti insieme per evidenziare come Roma sta cambiando. E, come fa Lodoli con la narrazione, anche le Università coinvolte in questo progetto dovranno proiettarsi nel futuro tenendo saldi i piedi nella realtà concreta.
Obiettivo del lavoro?
Al termine del workshop, nell'autunno del 2015, realizzeremo una mostra al Maxxi con il lavoro fatto. Nel 2014 l’assessorato alla Trasformazione urbana ha fatto un viaggio nei 15 Municipi di Roma, ogni volta sono stati organizzati 4-5 tavoli tecnici per un totale di 61 incontri, abbiamo coinvolto 261 associazioni e circa 2000 persone. Questo percorso l’abbiamo raccolto nella Carta dei Valori che abbiamo presentato a fine anno. Nel 2015 abbiamo in programma anche la Conferenza urbanistica cittadina e con il lavoro delle Università leggeremo e interpreteremo Roma da un punto di vista diverso, con altre energie. A dieci anni dal 2025, anno del prossimo Giubileo, proviamo a proporre uno sguardo complessivo sul futuro della città.
Alcune priorità che lei (nei suoi diversi ruoli di architetto, professore ed assessore) evidenzia?
Una prima considerazione va fatta sulla riflessione urbana a grande scala: Roma è un territorio abitato e questo non è solo un elemento negativo. La città può essere vissuta in tanti modi, nel tessuto storico, nelle ville suburbane o in periferia: questa a mio parere è una ricchezza. Il problema resta eventualmente nelle infrastrutture e nei servizi che vanno garantiti ai cittadini. Questa è la scommessa che Roma deve cogliere. Densità o sprawl? Non c’è una risposta unica e chiara, dipende dalla domanda sociale.
Assessore, una riflessione sul tema dell’identità?
La questione è centrale. Nel viaggio che abbiamo fatto nei 15 Municipi abbiamo capito che i cittadini sono interessati agli spazi di prossimità: difendono i luoghi dove vivono e si oppongono alle trasformazioni. Dobbiamo tenerlo presente perché la prima reazione di fronte al nuovo è negativa: il nuovo per i più altera un equilibrio.
ROMA 20-25 è un progetto internazionale, che ruolo ha e avrà Roma a scala globale?
Roma deve essere molto di più della città che contiene lo Stato del Vaticano. Ci sono temi importanti da affrontare. Con la Rockfeller Foundation stiamo lavorando sul tema delle città resilienti e per primi in Italia (a fine 2014 anche Milano è stata finanziata, ndr) abbiamo ricevuto un milione di dollari per cercare risposte concrete alle questioni legate al clima e alle sfide economiche e sociali. Non solo, con la fondazione dell’ex sindaco di New York Michael Rubens Bloomberg stiamo lavorando sul tema dell'internazionalità per capire come gli investitori stranieri percepiscono Roma: stiamo portando alla loro attenzione i nostri nuovi progetti, dalla centralità di Massimina al nuovo stadio della Roma, al nuovo Progetto Flaminio per via Guido Reni, e chiederemo un feedback per orientare le nostre scelte.
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