Infrastrutture, cura del ferro, rapporto della città con l’acqua e rinascimento urbano che parta dalla rigenerazione urbana. Da questi quattro temi, raccolti in un report dedicato prodotto dal Cresme, ha preso il via un incontro organizzato dall’In/Arch Lazio che ha cercato di mettere attorno al tavolo esponenti di politica, società civile, istituzioni e imprese. L’obiettivo? Strutturare un dibattito sullo sviluppo strategico di Roma in una prospettiva di lungo periodo. L’evento si è svolto il 15 luglio in modalità digitale, ed era propedeutico ad una serie di tavoli di confronto che si terranno in autunno, come ricordato dal presidente dell’In/Arch Lazio Amedeo Schiattarella.
Il contesto. A tracciare lo scenario concorrenziale odierno in cui si muovono tutte le realtà urbane, Capitale compresa, è stato il direttore generale del Cresme Lorenzo Bellicini, istituto di ricerca specializzato nelle analisi sul costruito. «Negli anni 2000 la produttività si è spostata all’interno delle agglomerazioni urbane. Il panorama, infatti, oggi è più complesso rispetto a quello del passato. Le città diventano via via più complesse, un processo che va di pari passo con l’evoluzione della domanda. In questo senso – ha spiegato Bellicini – il paradigma della competizione urbana di fonda sulla capacità di saper mettere insieme ambiti di azione. C’è la necessità di avere chiaro un progetto per il futuro che sia caratterizzato da coinvolgimento e corresponsabilità di numerosi attori che agiscono all’interno delle aree urbane. La competizione oggi si gioca in attacco, non in difesa. Si vince interpretando con correttezza le tendenze all’innovazione evidenziate dal mercato».
Il report prodotto dal Cresme compie una doppia analisi per cercare di individuare le strategie di sviluppo potenziali di Roma da qui ai prossimi decenni. La prima si poggia su sei “nodi basic”: igiene/decoro, rifiuti, manutenzione, mobilità, visione strategica e stato del processo decisionale amministrativo. Come prevedibile, dal focus su queste categorie emerge un quadro tutt’altro che positivo, con la Capitale che si trova quasi sempre ai posti più bassi delle classifiche che la mettono a confronto con altre capitali europee. I risultati migliorano solo in parte se si guarda alla seconda parte dello studio, basata sull’indice di competitività metropolitana del Cresme. In questo caso il confronto è fra la regione di Roma e le altre 273 in cui è stata suddivisa l’Europa. La graduatoria vede l’area capitolina posizionarsi al 168° posto nel rank generale. Entrando nel dettaglio è evidente come i problemi derivino da una bassa capacità innovativa (258° posto), da una scarsa vivacità demografica (186°) e da un’economia in difficoltà (178°). A suscitare ottimismo sono invece l’appetibilità del mercato immobiliare (51°) e la buona capacità attrattiva e ricettiva quando si parla di turismo (32°).
La rete metropolitana. Come detto, il report prende spunto da quattro ambiti di analisi legati al contesto della città. In primis la necessità di una strutturazione a sistema dell’area che circonda il capoluogo laziale. Da un punto di vista demografico, i Comuni che lambiscono i confini amministrativi della Capitale sarebbero la quarta area del Paese. Nonostante questo mancano le infrastrutture necessarie ad attivare una vera relazione con il nucleo urbano di riferimento, ovvero Roma. «I grandi flussi di pendolari non sono tanto quelli interni alla città – ha sottolineato il senatore Walter Tocci – ma sono persone che vivono nella cintura di amministrazioni che stanno intorno a Roma: Guidonia, Bracciano e Pomezia solo per dirne alcune. Servono investimenti sulla parte regionale e su queste linee, fondamentali anche per ridurre l’impatto ambientale causato dall’utilizzo del mezzo privato».
La cura del ferro. Una possibile soluzione potrebbe arrivare dal secondo tema da sviluppare nei prossimi anni: il potenziamento del trasporto su ferro. Considerando i problemi per la realizzazione della terza linea della metropolitana, la Linea C, risulta fondamentale chiudere l’anello ferroviario attorno alla Capitale. «Vale la pena ricordare che non si parte da zero» ha ricordato Carlo de Vito, presidente di FS Sistemi Urbani. «Abbiamo attivato con la Regione e il Comune un protocollo sulla base di un coinvolgimento diretto del Ministero dei trasporti che ha prodotto interventi a Termini e a Tiburtina. Recentemente, attraverso lo strumento del concorso, ci siamo mossi sul polo della stazione Tuscolana che oltre ad essere prossima alla Linea A della metropolitana, vede il passaggio di oltre 300 treni dei quali molti di collegamento regionale. Roma è la Capitale e deve sviluppare, a partire dalle infrastrutture, politiche che aumentino la mobilità interna e con il territorio circostante».
L’acqua. Scorrendo il report si legge come anche la presenza del mare e di due fiumi (Tevere e Aniene) rappresenti uno degli elementi su cui Roma dovrebbe puntare il proprio rilancio. Si tratta di una componente importante del territorio che ad oggi non è praticamente presa in considerazione sebbene la città rappresenti un sistema di acque storicamente complesso e stratificato. Nel 2018 l’ISPRA ha presentato un piano per “Roma sicura” dove al centro si metteva il tema del rischio idrogeologico. Una base utile da integrare, ad esempio, con un grande progetto di riqualificazione dei fiumi e del sistema idrico.
Rinascimento urbano. Citando Edward Glaeser, economista e professore americano, «il fallimento di tante città non rispecchia alcuna debolezza delle città nel loro complesso, quanto piuttosto la sterilità delle città che hanno perso il contatto con gli ingredienti essenziali della reinvenzione urbana». La capacità di rigenerare il costruito e le tante porzioni del tessuto urbano che nel tempo perdono le loro funzioni originali, si pone come un elemento fondamentale per generare attrattività a livello nazionale e internazionale. Importante anche un altro obiettivo: rispondere alle nuove esigenze della popolazione riguardo il costruito. In questo senso va vista la convenzione sociale per nuove forme dell’abitare recentemente approvata da parte della Giunta capitolina. Housing sociale ma non solo, ha ricordato l’assessore all’urbanistica del Comune di Roma Luca Montuori. «In questo modo attiviamo un sano dialogo tra pubblico e privato che favorisca la realizzazione di abitazioni che, al loro interno, sviluppino mix funzionali articolati e capaci di integrare soggetti diversi dando vita, così, a delle nuove comunità».
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