Utilizzare lo strumento del concorso di progettazione per garantire non solo la qualità architettonica, ma anche la partecipazione dei cittadini ai processi di trasformazione del territorio. Questa la visione che ha portato alla firma, in Campidoglio, di un Protocollo d’intesa triennale fra Roma Capitale, Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc), e Ordine degli Architetti di Roma (Oar). In rappresentanza dei diversi soggetti coinvolti l’Assessore all’urbanistica capitolino Luca Montuori, il Presidente del Cnappc Giuseppe Cappochin e il Presidente dell’Oar Flavio Mangione.
I contenuti del Protocollo. La convenzione contiene diverse indicazioni e procedure tese ad un unico obiettivo: rilanciare una cultura urbana collettiva attraverso la qualità architettonica attraverso 5 punti principali.
Il Cnappc metterà gratuitamente a disposizione dell’Amministrazione capitolina la propria piattaforma digitale per la promozione e l'organizzazione dei concorsi. «Il Protocollo garantisce efficienza, efficacia e trasparenza – ha sottolineato Giuseppe Cappochin – tutti elementi caratteristici dello strumento del bando. Stabilendo i criteri per la selezione dei progetti delle opere pubbliche, diamo concreta attuazione ad uno dei più importanti obiettivi del nostro recente VIII Congresso Nazionale. Centrale anche la questione della certezza dell’assegnazione dei lavori al vincitore. I bandi, sviluppati in due gradi, avranno questa prerogativa e aiuteranno anche i giovani progettisti che, generalmente, trovano molte difficoltà nell'accesso al mercato. Trovo poi fondamentale la questione della partecipazione dei cittadini, anche per il tema della qualità della domanda».
Un elemento, questo, su cui si concentrano parti importanti del Protocollo. L’implementazione di momenti di confronto e di condivisione con le comunità locali - a partire dai prossimi tre giorni in cui gli architetti "tutor" di circa 30 ordini provinciali incontreranno i giovani studenti - è stata pensata per rendere i cittadini partecipi delle operazioni di rigenerazione dell’ambiente costruito. «I concorsi di architettura – ha evidenziato Luca Montuori – sono lo strumento principale attraverso cui far rinascere un dibattito, nella nostra città, intorno ai temi della cultura urbana. La vita dei cittadini, compresi professionisti e imprenditori, si svolge nello spazio cittadino e siamo convinti che la sua trasformazione sia patrimonio di tutti. Attraverso i bandi, abbiamo il dovere di rispondere alle sfide che la contemporaneità ci pone, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone. Si tratta di un cambio culturale e sono convinto che, anche se noi possiamo intervenire direttamente solo sul pubblico, lo stesso settore privato abbia interesse a seguirci sulla linea della qualità dell’architettura».
Il coinvolgimento dell’Oar risulta un tassello fondamentale del Protocollo. Non solo nel processo di dialogo, inteso come confronto con le realtà locali, ma anche in ambito “comunicativo”. «Questa convenzione è l’inizio di un processo di confronto che, partendo dalle istituzioni coinvolte, vuole arrivare agli abitanti della nostra città – ha spiegato Flavio Mangione – ma anche agli architetti che parteciperanno alla trasformazione dell’ambiente urbano. Il concorso serve proprio a mettere insieme le energie migliori per potenziare il territorio. Chi propone nuove soluzioni, deve conoscere e ascoltare la comunità dove andrà ad intervenire».
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