Erano 15 gli studi in gara per progettare in provincia di Teramo, nel comune di Alba Adriatica, una nuova chiesa, con la casa canonica e i locali di ministero pastorale (incluse aule di catechismo e un salone parrocchiale). Tra loro, i romani Labics e quelli dello studio Insula. Da Milano con Edoardo Milesi a Bari con Antonella Mari, si è registrata una grande attenzione alla manifestazione di interesse promossa dalla Parrocchia di “Sant'Eufemia” – Diocesi Teramo-Atri, che ha selezionato (tra i 14 con livello di approfondimento preliminare) il team vincitore guidato dai toscani dello studio RossiProdi Associati. Nel team, guidato da Fabrizio Rossi Prodi, si contano come consulenti per le opere d’arte CaCO3 e Massimiliano Pelletti, come liturgista don Roberto Gulino e come collaboratore don Francesco Gaddini. Al bresciano Alessandro Bellini è stata conferita una menzione “per la coerente sinergia tra lo spazio architettonico, l’assetto liturgico ed il progetto artistico”.
“Prendendo in esame il rapporto con l’ambiente urbano, i profili artistico, estetico e formale, la riconoscibilità dell’edificio sacro, l’impianto liturgico, la funzionalità distributiva, l’acustica e l’illuminotecnica, l’accessibilità, l’ecosostenibilità e i costi” si legge in una nota della committenza, per il nuovo complesso pastorale si è scelto un progetto attento al contesto, che rende riconoscibile l’edificio sacro, e offre una soluzione completa, rispondendo contestualmente a diversi temi aperti.
Il concept. La chiesa come casa tra le case, la casa di tutti. «La conformazione della struttura parrocchiale di progetto – spiegano gli architetti toscani nella loro relazione – evidenzia il tema dell’abbraccio accogliente in un unico gesto architettonico. Gli edifici si protendono ad accogliere invitando; si ritirano per lasciare spazio a coloro che devono essere accolti. Le aule, la casa canonica e il salone sono legati all’aula in una volumetria unitaria, nella sintesi dell’assunto “Tutto è Chiesa”». Non mancano elementi simbolici come il campanile e il portale, ma è il porticato che viene evidenziato come una sorta di increspatura della facciata, per proteggere e invitare all’ingresso.
Non secondaria l’attenzione agli aspetti tecnologici, puntando su una climatizzazione estiva e invernale a basso consumo energetico, mediante pompa di calore geotermica a circuito idronico. Previsti anche 60 pannelli fotovoltaici, integrati sulla copertura del salone parrocchiale, invisibili dal basso, correttamente orientati rispetto al sole.
Attraverso la modellazione di volumi semplici, materici, organicamente raccordati a simboleggiare l’idea primordiale dell’accoglienza e della familiarità, i due corpi di fabbrica principali, a tutta altezza, si dispongono alle estremità del lotto, a delimitare un ampio spazio rettangolare, aperto ad ovest. Sul lato opposto è collocato il corpo di fabbrica su due piani, di raccordo fra i due, all’interno del quale sono disposti i locali al servizio della chiesa (sacrestia ed ufficio), i locali parrocchiali (aule e sala riunione) e la casa canonica con i collegamenti, i servizi igienici e i locali tecnici. “Nell’aula liturgica – si legge nella relazione dei progettisti fiorentini – si rileggono in maniera innovativa gli stilemi della tradizione architettonica cristiana riassunti dall’impianto a navata unica, dalla copertura a capanna, dalla facciata “romanica”: in questa, la semplicità della tradizione si innova nella composizione a blocchetti in travertino, modellati secondo un rigoroso algoritmo matematico che ne permette la prefabbricazione e il successivo montaggio in loco, componendo un movimento orizzontale e verticale che si conclude nella focalità del singolo portone centrale, determinando uno spazio che si flette ad accogliere e proteggere il fedele”.
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