Non si arresta la crescita dell’industria dei servizi nel mercato immobiliare europeo. Un incremento del 24,5% tra il 2015 e il 2019, a fronte di un milione di imprese, e del 21,3% solo in Italia, arrivando a circa 270mila aziende e a un giro d’affari di quasi 43 miliardi di euro. Questi i dati presentati nell’ambito dell’appuntamento “FUTU.RE. Covid-19 e l’impatto sul mondo dei servizi immobiliari”, organizzato da Scenari Immobiliari. Come ha affermato Mario Breglia, presidente dell’istituto, «l’emergenza sanitaria legata al Covid 19 avrà un impatto sul conto economico delle aziende del mondo dei servizi immobiliari, che potrebbe avere un calo tra il 5 e il 10% del fatturato. Logistica, residenziale, uffici, settore sanitario e data center saranno le asset class che soffriranno meno delle ricadute della pandemia, mentre retail, centri commerciali, hotel, uffici vecchi, residenziale usato e student housing avranno più difficoltà a ripartire». E secondo Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, per la messa a sistema di queste misure precauzionali per il patrimonio gestito in Italia sono stati stimati per il 2020 investimenti pari a 850 milioni di euro, che in qualche modo dovranno essere fatti diventare anche un valore immobiliare.
Come è emerso dalle voci dei relatori che hanno partecipato all’incontro, nonostante la flessione del mercato causata dalla crisi sanitaria, questi tre mesi sono stati impiegati per investire nella digitalizzazione, per implementare lo smart working e, soprattutto, per migliorare gli strumenti a servizio dei clienti e affiancarli nella gestione degli immobili, offrendo consulenza strategica per la ripresa delle attività nel rispetto delle normative sanitarie vigenti. Unanime il giudizio sull’accelerazione che la crisi ha avuto sui vari processi di trasformazione che già erano in corso, e sullo spostamento del focus dall’immobile alla persona e ai suoi bisogni, e quindi sul tenant. In termini di investimenti, l’attenzione si sposterà sempre più sulla resilienza, la sostenibilità, su operazioni su asset green e sociali – per esempio da edifici già di per sé sostenibili ed ecologici a progetti di social housing – come hanno evidenziato Filippo Maria Carbonari, nuovo direttore generale di Coima, e Manuela Di Marino di Rina Prime Value Services. In crescita anche la componente affitto, vista l’incertezza nel medio periodo, che non sarà più solo per studenti, ma anche per investitori italiani e stranieri, ha spiegato Giuseppe Amitrano di GVA Redilco.
Dovrà forse inevitabilmente cambiare anche il modello di business? Ne è certo Filippo Maria Carbonari, secondo il quale «si dovranno cancellare le categorie di property e facility management. Attenzione invece all’operatività e alla gestione immobiliare in tutta la filiera in modo tale da arrivare al punto che i servizi immobiliari non saranno più follower ma leader». Parole a cui ha fatto eco Ernesto Casara responsabile asset manager di Sidief, gruppo Banca d’Italia, che ha parlato del settore dei servizi come di una community e di un «ecosistema vivo che ha bisogno di incentivi e investimenti».
Infine, tra i settori più colpiti dalla crisi sanitaria si segnalano quelli del reail e dell’hotellerie. Se nel primo caso la flessione è stata minore del previsto, un dato confermato anche da Giovanni Grifa del gruppo internazionale Cushman & Wakefield, tuttavia «quei clienti che sono più spostati verso entertainment e food experience – spiega – hanno sofferto maggiormente, e fanno fatica a riaprire perché devono seguire le regole del distanziamento sociale». Lato hotellerie, se da un lato il blocco è stato totale per due mesi, dall’altro «generalmente si sono anticipate le attività di valorizzazione delle strutture, e si è accelerata la possibilità di espanderle anche pensando ad investimenti in nuove strutture» ha detto Leonardo Di Tizio di Enpam Re, new entry nel settore con gestione diretta nella funzione alberghiera.
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