Le scuole al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), del Next Generation Eu, al centro delle recenti polemiche tra Governo, associazioni di insegnanti, genitori, ed eminenti virologi se effettivamente le scuole facilitino il contagio da Covid 19, e per questo vadano chiuse. Centrale anche il tema dei concorsi di progettazione, seppure con esiti non sempre ottimali, come strumento per valorizzare il progetto architettonico delle strutture.
Il dibattito è aperto anche sul lato didattico e pedagogico, nella richiesta sempre più insistente di nuovi spazi, più flessibili e funzionali, che permettano sperimentazioni didattiche, soprattutto per le scuole primarie, che vadano ad alternare le tradizionali lezioni frontali. Ecco che anche qui sono scesi in campo nel tempo diversi attori, tra quali la Fondazione Agnelli di Torino, uno dei player più attivi su questo fronte, e che la scorsa estate per esempio aveva pubblicato Fare spazio. Idee progettuali per riaprire le scuole in sicurezza, con il contributo di FULL - Future Urban Legacy Lab del Politecnico di Torino.
Ma tutti questi ‘al centro’ non fanno altro che sottolineare quanto il tema dell’istruzione, dell’inclusione e della cultura possano e debbano ritornare protagonisti dell’agenda politica e istituzionale italiana, dove è attiva anche Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) con diverse operazioni in Italia a livello di edilizia scolastica, proprio a Torino ma anche in Toscana.
«Non si può rimanere con il vecchio modello di scuola – ha detto Tommaso Sabato, direttore Cdp Infrastrutture e Pubblica Amministrazione, recentemente intervenuto in un incontro organizzato dal Collegio Carlo Alberto di Torino, in collaborazione con il Circolo dei Lettori e la Fondazione Agnelli, sul tema delle infrastrutture scolastiche –. Essendo cambiati i contenuti e i metodi, come anche le esigenze delle famiglie, bisogna pensare come deve cambiare il contenitore. È anche un tema che riguarda anche la logistica e la rigenerazione dei quartieri». E se, come ha sottolineato il presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo Francesco Profumo, gli istituti in Italia sono 40mila per un totale di 85 milioni di mq, il 74% di questi è stato costruito prima del 1974. Il che significa che a livello strutturale ed energetico, necessitano o necessiteranno di importanti interventi di manutenzione nel prossimo futuro. Inoltre, «ricordiamo anche che tra il 60 e l’80% di questi istituti non hanno mense, palestre, aule magne, biblioteche, quindi mancano anche i servizi che le scuole dovrebbero dare» ha aggiunto Sabato.
In questo scenario, la politica di Cdp è stata quella di siglare protocolli – come nel caso dei 3 plessi in Toscana – finanziando comuni e provincie, con prestiti i cui oneri sono a carico dell’ente locale oppure dello stato. «Tra il 2015 e il 2020 abbiamo finanziati circa 3,5 miliardi di investimenti» precisa ancora il manager.
«Abbiamo cambiato il paradigma – ha detto ancora – affiancando gli enti pubblici, soprattutto nell’edilizia scolastica, nella fase di pianificazione, progettazione e costruzione dei lavori. Accompagniamo l’ente per vedere che tipo di gara fare, che tipo di procedura amministrativa seguire. In Italia – ha continuato – per un’opera da 5 milioni di euro ci vogliono dai 6 agli 8 anni per la costruzione, e 2 terzi del tempo è impiegato per la parte progettuale e autorizzativa. Già in questi primi due anni, solo nella fase di progettazione, siamo arrivati in alcuni casi a un risparmio fino al 30% dei tempi».
«Le logiche che suggeriamo ai Rup sono quelle di seguire dei modelli di scuola che siano quelli stabiliti da Indire, di spazi funzionali, cioè di una scatola che sia progettata per quello che ci si deve insegnare all’interno, non viceversa» ha proseguito. Non solo, anche i materiali e le strutture devono essere tecnologicamente avanzati e un altro tema, ha specificato Sabato, è certamente quello della sostenibilità ambientale. «Il 70% delle scuole non ha doppi vetri, non ha l’isolamento a soffitto o delle pareti. Stiamo quindi proponendo nuovi tipi di modelli».
E richiamando le parole del ministro Patrizio Bianchi, che nel suo intervento ha annunciato il finanziamento di 1,25 miliardi di euro per l’adeguamento energetico e la messa in sicurezza delle scuole superiori nelle province e nelle aree metropolitane del paese, Sabato ha aggiunto «Cdp ha appena siglato un accordo con l’Upi (Unione province italiane), con le 76 province, per fare project management sulle scuole e sulle strade. Stiamo avendo risultati tecnici e qualitativi, ma non basta». E, con dati alla mano, Sabato ha rimarcato «sono 40mila scuole per le quali ogni anno vengono più o meno spesi 60 miliardi di euro – buona parte in stipendi –, 1 miliardo solo per le nuove scuole. Tolto il Recovery plan, più o meno sono pianificati già 10 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, dei quali solamente il 10% va sulle nuove infrastrutture».
È per questo che Cdp sta sperimentando il Partenariato pubblico-privato (PPP) con alcune scuole pilota, soprattutto in Piemonte, perché ci vuole anche un’amministrazione “illuminata” per procedere con questa nuova forma di collaborazione. Poiché conviene investire sulle infrastrutture nuove, il cui costo si aggira sui 5 milioni di euro, piuttosto che continuare con la manutenzione di plessi vetusti e non più adatti alle esigenze della didattica innovativa, per i quali oggi la spesa di ammodernamento e messa in sicurezza si aggira sui 7 milioni di euro.
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