Lucia Rampanti ha 27 anni, Caterina Pilar Palumbo ne ha 28. Entrambe architetti, sono le anime della nuova start up Spoon City. “Dopo la laurea io mi sono interessata al mondo digitale – racconta Lucia Rampanti – e ho fatto un’interessante esperienza in Silicon Valley grazie al BEST Program . Ho seguito un corso di Entrepreneurship presso la Santa Clara University e ho lavorato come User Experience Designer presso una startup di San Francisco che si chiama Zaarly, una piattaforma per trovare professionisti per la casa (pulizie, elettricisti, riparatori). Stavo studiando i competitor di questa startup – aggiunge Lucia - e mi sono resa conto che molti di questi offrivano la possibilità di cercare e prenotare servizi di architettura insieme ai servizi di pulizia . Ecco che mi è venuto in mente che potevamo investire in questo settore: è possibile che non ci sia uno spazio da riservare, in modo specializzato, alla nicchia dell’architettura?”. L’intuizione di Lucia è di qualche mese fa, tutto è iniziato a gennaio 2015 e Caterina, l’altra socia, si è unita a giugno.
Lucia e Caterina si sono conosciute per la prima volta durante un concorso di Architettura a Roma nel 2010, il Piranesi-Prix de Rome. “Grazie a quell’opportunità – racconta Lucia Rampanti - abbiamo deciso di frequentare il Master itinerante di Primo Livello in Museografia proposto dall' Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia. Abbiamo lavorato insieme consolidando il nostro affiatamento durante le tappe di Siviglia, New York e Roma ”. Lucia dopo essersi concentrata per un paio d’anni nel mondo dell’innovazione digitale è tornata quindi all’architettura. Già quando era in America a San Francisco ha impostato le basi di una piattaforma pensata per trovare il match perfetto tra chi trova e cerca lavoro nel mondo dell’architettura, dal cucchiaio alla città, dal design all’urbanistica.
Per ora Spoon City ha preso contatti con alcuni studi come SGSassociati, Square-Garden e Archos. “Iniziamo con delle interviste, per sondare la specificità degli studi e le loro necessità, con l’obiettivo di trasformarli in clienti. All'estero, che di fatto è il nostro vero obiettivo – spiegano i due architetti -, abbiamo qualche contatto in Brasile e in Cina, ma ancora da attivare. Prima di aggiungere complessità al lavoro da remoto a causa di lingua e fuso orario vogliamo testare in Italia i vari passaggi, pur nella consapevolezza che domanda e offerta sono molto sbilanciate”. Spoon City farà tappa al Politecnico di Milano nei prossimi giorni (21 ottobre) e in occasione del Career Service si presenterà a studenti e neolaureati di Architettura, aprendo un dialogo sulle prospettive lavorative per gli architetti di domani.
Concretamente Spoon City fa una lavoro di scouting. Spoon City si preoccupa di selezionare e filtrare i candidati in base al curriculum ma anche rispetto ad altri criteri che sono prerogativa del potenziale cliente. “Per ora il modello di business è basato sul fatto che l’azienda o lo studio pagano quando trovano il match perfetto, se soddisfano realmente la richiesta. Una volta decollata l’iniziativa – racconta Lucia – proporremo degli abbonamenti per gli studi che periodicamente vorranno pubblicare le proprie offerte”.
Spoon City cavalca l’onda della crisi: se in Italia domanda e offerta sono sproporzionate, vale la pena incentivare il lavoro da remoto che è possibile per tanti designer e sviluppatori. “Ci piacerebbe - dicono i due architetti - fare da ponte per tanti professionisti italiani che potrebbero efficacemente collaborare con studi internazionali, senza essere costretti ad emigrare”.
APPROFONDIMENTI Altre storie di start up? Cocontest
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: formazione