Da troppi anni si parla della crisi del settore delle costruzioni italiano, e numerosi sono stati negli anni gli interventi legislativi che, senza riuscirci, hanno cercato di dare respiro ad un comparto importante per il Paese. C’è però un ambito produttivo specifico che non solo non sta soffrendo, anzi è in continua crescita: stiamo parlando della bioedilizia. Dal terzo “Rapporto case ed edifici in legno”, realizzato da FederlegnoArredo (Confindustria), emergono dati che evidenziano un trend in decisa controtendenza rispetto all’andamento generale. Gli investimenti pubblici e privati sono in continuo aumento, guidati anche da una maggiore consapevolezza rispetto ai vantaggi che l’utilizzo del legno porta in edilizia. Come rilevato anche da altre analisi, vedi l'ultimo report di Symbola, grazie all’innovazione dei materiali e dei sistemi costruttivi, questi edifici presentano consumi energetici ridotti, costi competitivi e sono sicuri dal punto di vista sismico.
Quadro generale. Nel 2017 sono 3.224 le costruzioni realizzate in legno in tutta Italia, il 90% delle quali destinate ad uso abitativo. Il valore complessivo è stimato in circa 700 milioni di euro, ma calcolando che la quasi totalità delle imprese che operano in questo settore diversificano la propria produzione, il mercato vale 1,3 miliardi di euro. Questi dati ci posizionano al quarto posto in Europa come capacità produttiva e volumi gestiti. Davanti a noi la Germania, il Regno Unito e la Svezia. «Si tratta di un ambito che ha la potenzialità per divenire un riferimento qualitativo a livello comunitario, coniugando l’eccellenza progettuale a quella realizzativa – sottolinea Marco Vidoni, Presidente di Assolegno, costola di FederlegnoArredo che promuove il corretto uso del legno in edilizia – ed è compito dell’associazione accompagnare il comparto verso principi di tutela delle maestranze e logiche di espansione sul mercato nazionale e internazionale».
Una crescita continua. L’analisi dei dati da parte di FederlegnoArredo ha permesso di evidenziare delle dinamiche costanti nel corso degli anni, considerando ad esempio che nel 2005 il valore del mercato si aggirava sui 400 milioni di euro. Un incremento merito soprattutto dei privati anche se negli ultimi anni anche il settore pubblico ha iniziato a guardare alla bioedilizia. In questo senso, partendo dai primi dati del 2018 e considerando solo le gare entro i quali la categoria OS32 (strutture in legno) è stata inquadrata come prevalente, si stima che gli interventi costruttivi previsti saranno circa 76. «È ormai innegabile che le operazioni edilizie in legno stiano progressivamente abbracciando realizzazioni sempre più complesse in ambito urbano – spiega il consigliere di Assolegno Angelo Marchetti –. La velocità, la sostenibilità e i pochi spazi di ingombro di cantiere, possono e devono diventare nel tempo un elemento di scelta consapevole per il committente, privato o pubblico che sia».
Distribuzione territoriale. All’indagine promossa da FederlegnoArredo hanno partecipato 239 aziende italiane che ricoprono un ruolo di principali player del settore. Analizzando i dati su base regionale, emerge come la maggior concentrazione di imprese si trovi in Trentino Alto Adige (24%), seguito dalla Lombardia (22%) e dal Veneto (22%). Per quanto riguarda il numero di abitazioni presenti sul proprio territorio, troviamo le stesse realtà anche se in posizioni diverse. È infatti la Lombardia (23%) ad occupare il gradino più alto del podio, seguita dal Veneto (19%) e dal Trentino Alto Adige (12%). Segue a stretto giro l’Emilia Romagna (11%), elemento che dimostra come le tecniche più innovative di bioedilizia si stiano espandendo anche in aree tradizionalmente meno legate all’utilizzo del legno come principale materiale strutturale.
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