Cercasi idee imprenditoriali innovative e sostenibili per recuperare 11 fari del Sud Italia, tutelando il patrimonio e incentivando contemporaneamente lo sviluppo economico. Agenzia del Demanio, Ministero della Difesa e Ministero dei Beni Culturali hanno illustrato i primi beni della “rete dei fari”. Da Augusta a Siracusa, da Favignana a Ustica, da Maiori a Ischia, fino alle Isole Tremiti e al Giglio. Nove fari sono stati individuati dall’Agenzia del Demanio e a questi se ne aggiungono due proposti dal Ministero della Difesa attraverso la sua spa Difesa Servizi: uno è il Faro di Capo Rizzuto in provincia di Crotone e l’altro è il Faro delle Formiche di Grosseto.
“I beni utilizzati dalle forze armate sono beni dove la natura è rimasta incontaminata nel tempo. Molti di questi beni però oggi alla Difesa non servono più. Ci sono fari, castelli, posti magnifici che dobbiamo rendere disponibili all’Italia e a chi vuole fare turismo in Italia”. Roberta Pinotti, ministro della Difesa, ha spiegato il senso dell’incontro che ha visto presenti oggi a Roma lo stesso ministro, Roberto Reggi, direttore dell’Agenzia del Demanio, Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e Pier Paolo Baretta, Sottosegretario del Ministro dell’Economia e delle Finanze.
I fari non sono in vendita. La proposta è di un affitto di lungo periodo: una concessione da 19 a 50 anni. E l’iniziativa sarà rivolta a tutti gli operatori che possano sviluppare un progetto turistico dall’elevato potenziale per i territori, in una logica di partenariato pubblico-privato, a beneficio della collettività.
Il bando sarà pronto nei prossimi mesi e pubblicato nell’autunno del 2015. Intanto Agenzia del Demanio ha avviato una consultazione pubblica online rivolta a chi ha idee e proposte. Pa, cittadini, associazioni, investitori potranno partecipare entro il 10 agosto attraverso un form online su www.agenziademanio.it nella sezione dedicata a Valore Paese – Fari.
Da tempo ormai nei fari non serve più la presenza dell’uomo: vengono fatti funzionare a distanza.
Ci sono esperienze internazionali, dalla Spagna al Portogallo, dall’Australia agli Stati Uniti, dove i fari hanno iniziato a vivere una seconda vita. E anche in Italia ora la task force istituzionale ha deciso di coinvolgere i privati per mettere a valore i beni, pur mantenendone la proprietà. “In Italia oggi ci sono 153 fari e 141 sono ancora attivi – spiega Roberto Reggi, direttore dell’Agenzia del Demanio -. Con questa iniziativa vogliamo evitare il degrado e, in assenza di risorse pubbliche, affidare ai privati la valorizzazione. In Italia c’è già un caso concreto e riguarda il Faro di Capo Spartivento in Sardegna, rigenerato e diventato un albergo di lusso. In questo caso abbiamo optato per una concessione di 19 anni, con un investimento di 2 milioni e mezzo di euro da parte del privato, lo Stato ha incassato un canone di concessione di 100mila euro all’anno. Ci aspettiamo molte idee, non solo turistico-alberghiere”.
L'Agenzia del Demanio stima un costo di 1.500-2.000 euro al mq arrivando a calcolare che per mettere a nuovo un faro possano servire circa 2 milioni di euro. Quindi per 11 fari si stimano investimenti per circa 20 milioni di euro e canoni concessori per 7-800mila euro all'anno.
Lo Stato italiano cerca investitori e ha aperto la call a scala internazionale con l’obiettivo di raccogliere spunti e indicazioni per ottimizzare il bando. “Chi immagina interventi speculativi se li dimentichi. Qui la priorità è la salvaguardia del territorio” hanno precisato Reggi e il ministro Franceschini.
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