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Agenzia del Demanio, Ministero della Difesa e dei Beni Culturali insieme per promuovere la valorizzazione dei beni. No vendita ma concessione

Una seconda vita per i fari? Call internazionale per 11 strutture aperta agli imprenditori

di Paola Pierotti | pubblicato: 10/06/2015
Il bando sarà pubblicato nell’autunno del 2015. Intanto l'Agenzia del Demanio ha avviato una consultazione pubblica online con scadenza il 10 agosto rivolta a chi ha idee e proposte.
Una seconda vita per i fari? Call internazionale per 11 strutture aperta agli imprenditori
Il bando sarà pubblicato nell’autunno del 2015. Intanto l'Agenzia del Demanio ha avviato una consultazione pubblica online con scadenza il 10 agosto rivolta a chi ha idee e proposte.

Cercasi idee imprenditoriali innovative e sostenibili per recuperare 11 fari del Sud Italia, tutelando il patrimonio e incentivando contemporaneamente lo sviluppo economico. Agenzia del Demanio, Ministero della Difesa e Ministero dei Beni Culturali hanno illustrato i primi beni della “rete dei fari”. Da Augusta a Siracusa, da Favignana a Ustica, da Maiori a Ischia, fino alle Isole Tremiti e al Giglio. Nove fari sono stati individuati dall’Agenzia del Demanio e a questi se ne aggiungono due proposti dal Ministero della Difesa attraverso la sua spa Difesa Servizi: uno è il Faro di Capo Rizzuto in provincia di Crotone e l’altro è il Faro delle Formiche di Grosseto.

“I beni utilizzati dalle forze armate sono beni dove la natura è rimasta incontaminata nel tempo. Molti di questi beni però oggi alla Difesa non servono più. Ci sono fari, castelli, posti magnifici che dobbiamo rendere disponibili all’Italia e a chi vuole fare turismo in Italia”. Roberta Pinotti, ministro della Difesa, ha spiegato il senso dell’incontro che ha visto presenti oggi a Roma lo stesso ministro, Roberto Reggi, direttore dell’Agenzia del Demanio, Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e Pier Paolo Baretta, Sottosegretario del Ministro dell’Economia e delle Finanze.

I fari non sono in vendita. La proposta è di un affitto di lungo periodo: una concessione da 19 a 50 anni. E l’iniziativa sarà rivolta a tutti gli operatori che possano sviluppare un progetto turistico dall’elevato potenziale per i territori, in una logica di partenariato pubblico-privato, a beneficio della collettività.

Il bando sarà pronto nei prossimi mesi e pubblicato nell’autunno del 2015. Intanto Agenzia del Demanio ha avviato una consultazione pubblica online rivolta a chi ha idee e proposte. Pa, cittadini, associazioni, investitori potranno partecipare entro il 10 agosto attraverso un form online su www.agenziademanio.it nella sezione dedicata a Valore Paese – Fari.

Da tempo ormai nei fari non serve più la presenza dell’uomo: vengono fatti funzionare a distanza.

Ci sono esperienze internazionali, dalla Spagna al Portogallo, dall’Australia agli Stati Uniti, dove i fari hanno iniziato a vivere una seconda vita. E anche in Italia ora la task force istituzionale ha deciso di coinvolgere i privati per mettere a valore i beni, pur mantenendone la proprietà. “In Italia oggi ci sono 153 fari e 141 sono ancora attivi – spiega Roberto Reggi, direttore dell’Agenzia del Demanio -. Con questa iniziativa vogliamo evitare il degrado e, in assenza di risorse pubbliche, affidare ai privati la valorizzazione. In Italia c’è già un caso concreto e riguarda il Faro di Capo Spartivento in Sardegna, rigenerato e diventato un albergo di lusso. In questo caso abbiamo optato per una concessione di 19 anni, con un investimento di 2 milioni e mezzo di euro da parte del privato, lo Stato ha incassato un canone di concessione di 100mila euro all’anno. Ci aspettiamo molte idee, non solo turistico-alberghiere”.

L'Agenzia del Demanio stima un costo di 1.500-2.000 euro al mq arrivando a calcolare che per mettere a nuovo un faro possano servire circa 2 milioni di euro. Quindi per 11 fari si stimano investimenti per circa 20 milioni di euro e canoni concessori per 7-800mila euro all'anno.

Lo Stato italiano cerca investitori e ha aperto la call a scala internazionale con l’obiettivo di raccogliere spunti e indicazioni per ottimizzare il bando. “Chi immagina interventi speculativi se li dimentichi. Qui la priorità è la salvaguardia del territorio” hanno precisato Reggi e il ministro Franceschini.

Una call per gli imprenditori e le associazioni che suona come un processo di partecipazione rivolto ai cittadini. Le istituzioni hanno deciso di tarare il proprio progetto promuovendo un test del mercato: i privati potranno quindi porre questioni e conoscere i paletti pubblici; non solo, se sono veramente interessati potranno avanzare richieste perché il bando in via di definizione possa andare incontro a specifiche esigenze di business.
 

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