Volumi adattivi, flessibili e orientati al futuro, frutto di una conoscenza profonda della materia architettonica sviluppata nel corso degli anni. A riassumere in questi termini la vision dello studio olandese UNStudio è Gerard Loozekoot, partner di uno dei più importanti team di progettazione a scala internazionale, con un network ramificato ben oltre i confini europei. Fondato 31 anni fa da Ben van Berkel e Caroline Bos ad Amsterdam, grazie ad un metodo di lavoro collaborativo e orientato all’interdisciplinarietà (non a caso la sigla UN sta per “United Network”), lo studio è cresciuto costantemente dando vita a edifici e infrastrutture che sono entrati nella letteratura contemporanea, come il museo della Mercedes a Stoccarda o la stazione ferroviaria di Arnhem. E a confermare il trend positivo è il numero dei componenti dello staff: oltre 200 unità provenienti da 27 Paesi.
Cifre importanti, soprattutto se paragonate al panorama italiano, combinate soprattutto con il livello di ricerca e con i progetti sui tavoli di lavoro, come ha spiegato proprio Loozekoot intervenendo a SPAM, il festival promossa dall’Ordine degli architetti di Roma (link nostro pezzo).
Perché architettura? «Se mi chiedeste quale sia il fine della progettazione – ha spiegato Loozekoot – risponderei ponendo l’accento sulla creazione di spazi giusti e adatti alla realtà nella quale si va ad innestare. Ad esempio, come architetti crediamo di sapere quale sia il luogo adatto per una casa o un teatro. Ma ne siamo sicuri, visto anche il repentino cambiamento delle condizioni che influenzano la nostra disciplina? La mia idea è che l’obiettivo dovrebbe essere sempre quello di dar vita ad un edificio con carattere, in grado di resistere al passare del tempo e al cambiare degli utilizzi. La relazione fra strutture e persone è fondamentale».
Lo spazio e l’esigenza di ridurne il consumo è uno dei temi al centro del dibattito architettonico contemporaneo, soprattutto in relazione alle previsioni che vedono la gran parte degli esseri umani vivere nelle città da qui a 30 anni. «Nei secoli questa relazione è cambiata molto. È certo che dobbiamo ripensare a come gestirlo, cambiando delle dinamiche ormai non più sostenibili. Abbiamo bisogno di ripensare al modo stesso in cui costruiamo le città e a come rimodellare gli spazi esistenti. Come professionisti dobbiamo essere bravi a considerare questa variabile sia quando lavoriamo per il pubblico che per il privato. Come UNStudio negli ultimi anni abbiamo indagato non solo il riposizionamento delle aree agricole nei centri urbani, ma più in generale il modo di aumentare la superficie destinata a verde».
Natura e architettura. «Per noi olandesi è un argomento molto sentito, considerando che abbiamo costruito il nostro paesaggio guadagnando terra rispetto al mare. Il futuro dell’urbanizzazione, a mio parere, passa da questo rapporto duale. Ad oggi le città, soprattutto le metropoli, non sono luoghi sani. E la qualità della vita va di pari passo con l’ecologia. Dobbiamo agire all’interno di queste realtà. Capire la natura significa adottare un approccio diverso, se vogliamo sopravvivere».
Tecnologia e design. «Con i diversi progetti, in dialogo con clienti molto diversi tra loro, UNStudio cerca di offrire soluzioni in cui i sensori e relativi dati siano in grado di indicare la giusta direzione da prendere in fase di progettazione. Oggi, ad esempio, siamo in grado di disegnare appartamenti orientati in modo da sfruttare la brezza del vicino parco cittadino in modo da renderli più freschi d’estate e risparmiare così l’energia per l’aria condizionata. In sostanza traiamo ispirazione dalla tradizione ma crediamo nel futuro guardando anche al modo in cui funziona la natura».
Roma. Parlando dalla Casa dell’Architettura, sede dell’Ordine degli architetti di Roma, Loozekoot ha deciso di non esimersi da un commento sulla situazione della Capitale. «La prima volta che ci sono stato era per lavoro, stavamo partecipando ad una gara. In quell’occasione ho avuto un’impressione molto positiva soprattutto degli spazi pubblici che, secondo me, sono in grado di ispirare il futuro anche per altre realtà se preservati e valorizzati. Per alcuni aspetti Roma non è diversa da altre città, presenta problemi comuni ad altri grandi centri urbani. Io credo che nella progettazione del suo futuro sia fondamentale coinvolgere i giovani architetti, molti dei quali disoccupati. Questo aiuterebbe a dar vita ad una vision che, guardando al futuro, non dimentichi gli elementi della tradizione e della storia del luogo». Un messaggio di speranza, nonostante la pessima esperienza italiana che UNStudio sta vivendo nel nostro Paese, a Genova, dove ha vinto il concorso bandito nel 2000 dalla Società Porto Antico spa per la riqualificazione di Ponte Parodi, da convertire in una Piazza del Mediterraneo, rispolverato e rivisitato negli anni ma attualmente in stand by.
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