È stato chiesto al Bureau International des Expositions (Bie) di esplorare l'ipotesi di rinviare l'apertura dell'esposizione universale Expo Dubai 2020. Come accaduto per le Olimpiadi di Tokyo e per tanti altri eventi, dal Mipim di Cannes al Salone del Mobile di Milano potrebbe saltare l’anno anche l’appuntamento mondiale in programma a Dubai dal prossimo autunno. “Rimaniamo in attesa delle informazioni ufficiali – commenta Italo Rota, progettista con Carlo Ratti Associati del padiglione italiano – nel frattempo siamo ancora presenti a Dubai. Il mondo è cambiato e dovremo considerare questo particolare momento di emergenza. In ogni caso ipotizzo che i cantieri potranno rallentare, ma non fermarsi”.
Rota racconta con l’occasione che i lavori del padiglione italiano proseguono: “siamo già fuori terra con l’opera, e finora siamo nel rispetto dei tempi. In cantiere lavoriamo con imprese locali – spiega - mentre per gli allestimenti saranno coinvolte delle aziende italiane. Diversamente da Milano con l’Expo del 2015, a Dubai non si parla di architetture temporanee: molte opere rimarranno, compreso il padiglione italiano. Milano – racconta - è stata l’expo della transizione, dal vecchio mondo e quello del digitale e ha funzionato, a Dubai si giocherà un’altra sfida: vedremo quanta gente andrà a visitare e vivere l’esposizione. Sarà l’expo della nuova era. Bisogna considerare cosa significa andare con il corpo a vedere qualcosa, altrimenti ci sarà internet. Sarà una scommessa”.
Rota si definisce un “leone in gabbia” in questi giorni di smart working, a causa del Covid-19, ma non per questo meno produttivo. “Come accadrà per le Olimpiadi, Expo Dubai sarà un’occasione per far ripartire il mondo. Sarà un momento di grande solidarietà e si dovrà restituire un’immagine collettiva del Pianeta”. Il tema Connecting Minds, Creating the Future (collegare le menti, creare il futuro) andava già in questa direzione. Si approfitterà del tempo integrativo probabilmente per raccontare l’esperienza di questo anno di transizione, comune a tutti.
Aspettando il prossimo futuro, Rota e Ratti si sono concentrati sul tema dell’emergenza: i due progettisti del padiglione di Dubai, che già da tempo lavorano insieme, “su tante cose strane - racconta Italo Rota – con una grande collaborazione intellettuale”, hanno ideato un prototipo open source per una struttura sanitaria. “Abbiamo ricevuto un primo finanziamento da Unicredit e a Torino stiamo realizzando il mock up. Una volta completato, si dovranno passare i test sanitari per poi offrire il prototipo a tutti quelli che lo vorranno concretizzare. Questa emergenza planetaria – racconta Rota - è appena iniziata. Bisogna agire e pensare anche all’Africa o all’America Latina, paesi con meno organizzazione sanitaria. I numeri che vengono fuori sono da apocalisse”.
Ma cosa stiamo imparando in queste settimane? “Tante cose. Il virus ci obbliga a riorganizzare il metodo di lavoro, il tempo diventa tiranno e sta producendo nuovi modelli. È tutto in divenire, la storia è iniziata solo due mesi fa, non sappiamo cosa produrrà e come andrà a finire. Oggi bisogna risolvere le urgenze, puntare sulle necessità, cambiare priorità. Le città cambieranno – aggiunge – ma l’architettura non sarà il primo tema, l’attenzione andrà rivolta alla relazione tra le persone all’uso degli spazi”.
A project by CRA-Carlo Ratti Associati and Italo Rota Building Office, whit Matteo Gatto & Associati and F&M Ingegneria.
Team: Italo Rota Building Office team: Italo Rota, Francesca Grassi, con Francesco Lato, Omid Mohammad, Gilberto Piano, Sammy Zarka
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: città