“Rimettere al centro il progetto senza lasciare che siano le norme a comandare. I politici hanno un ruolo-guida ma non possono sostituirsi agli architetti. Le crisi servono per cambiare e noi professionisti dobbiamo fare la nostra parte”. Così Sergio Togni, presidente dell’Ordine degli Architetti di Aosta ha aperto il convegno organizzato il 4 luglio nel capoluogo valdostano, dedicato al tema del Riuso. “Non bastano più i progetti di carta, noi professionisti abbiamo una responsabilità e come Ordine siamo soddisfatti di aver lanciato ad esempio in questi giorni un importante concorso nel Comune di Quart, una gara su un tema urbanistico dove sono state applicate buone regole: congrui rimborsi spesa e giuria palese”.
“Non si può monetizzare senza fare una pianificazione strategica. Aosta deve individuare la sua vocazione e mettere in atto una serie di politiche e azioni mirate alla rigenerazione di un territorio che ha grandi potenzialità e molte risorse non sfruttate” con queste parole Sandro Sapia, ex presidente dell’Ordine provinciale e animatore del convegno sul Riuso, ha delineato il quadro di una regione dove molte energie investite per la promozione del progetto sono rimaste per anni sulla carta. “Nelle città bisogna investire sul mix funzionale, valutare ad esempio con attenzione la possibilità di valorizzare i beni (soprattutto quelli pubblici) con usi temporanei, con interventi di recupero low cost capaci di attrarre energie e forze produttive” ha aggiunto Simone Cola, presidente del dipartimento cultura del Cnappc, riportando il tema locale ad un’emergenza nazionale.
Era un corso di formazione dedicato agli Architetti di Aosta, ma la giornata è stata l’occasione per fare il punto sul tema degli ecoquartieri e della rigenerazione urbana che negli ultimi mesi ha interessato particolarmente il Consiglio Nazionale degli Architetti e l’Ordine di Padova con l’iniziativa promossa da Giuseppe Cappochin e con la pubblicazione del volume, edito da Marsilio, "Ecoquartieri. Strategie e tecniche di rigenerazione urbana in Europa".
Architetti, Ance, Anci, Legambiente, Confcommercio da alcuni anni collaborano sui temi della rigenerazione urbana sostenibile. Sono stati rilanciati su più tavoli e in tante città i progetti Riuso e Urbanpro. I driver del risparmio energetico, del miglioramento della qualità della vita, degli incentivi, dell’adeguamento sismico e delle azioni contro il rischio idro-geologico sono ormai condivisi, ma quali sono i virus che non rimettono in moto il sistema? “Gli studi professionali italiani sono composti in media da 1,4 persone: non è un numero adeguato per rispondere alla domanda del mercato - ha ricordato Cola –. Ancora, in Italia non c’è mai stato un progetto di Paese e le scelte territoriali troppo spesso conseguono all’assenza di un progetto politico”.
“Nelle campagne elettorali non si parla quasi mai di rigenerazione urbana – ha dichiarato Tommaso Dal Bosco, capo di dipartimento dello Sviluppo Urbano e territoriale di IFEL, Anci –. Non si può lavorare senza una visione strategica, senza chiarire l’identità produttiva di una città prima di passare alle singole iniziative. Ancora, non si può chiedere alle Pa di proporre in due mesi (uno dei quali è agosto) dei progetti cantierabili: inevitabilmente si tireranno fuori progetti già fatti e chiusi nei cassetti, magari bocciati e respinti in altre occasioni”.
Il riferimento è chiaro e rimanda al recente Piano Città promosso dall’ex ministro Corrado Passera e dal suo viceministro Mario Ciaccia: “un’operazione interessante che in pochi mesi ha mobilitato molte buone energie in tutto il Paese, ‘un’ideona’ l’aveva definita lo stesso Passera – ricorda Dal Bosco – ma dei 224milioni stanziati in sei anni, ad oggi non è ancora stato speso un centesimo”. Perché? “La burocrazia ha vinto” ha commentato Dal Bosco che ricorda anche l’epilogo di un’altra recente esperienza in tema di rigenerazione urbana, il piano Seimila Campanili. “Il Piano Città dei poveri – come lo definisce lo stesso Dal Bosco – che ha visto esaurire in 21 secondi il budget di 100milioni. In questo caso le risorse venivano destinate a quelle Pa che arrivavano per prime con un click. Anche lì tutto si è arenato: il piano è sepolto dai ricorsi”. E poi c’è il tema fondi europei: “c’è una montagna di soldi che dovremo restituire all’Europa perché in Italia non siamo in grado di pianificare la spesa. E per il periodo 2014-2020 siamo più in ritardo di sempre” ha aggiunto il dirigente Anci.
Dal Bosco ribadisce la questione di fondo: la rigenerazione urbana deve mettere al centro il progetto che deve essere prima strategico, e poi tecnico. Nel corso del convegno di Aosta sono stati presentati alcuni laboratori di successo, in Italia e all'estero: Danilo Vespier, architetto Renzo Piano Building Workshop, ha raccontato il processo di costruzione del nuovo quartiere trentino Le Albere, e Marco Pusterla, italiano all'estero, ha presentato il suo lavoro in Svezia in un quadro legislativo e culturale più sperimentale, dinamico e fattivo. “Non è con le norme che si possono conseguire i risultati attesi: il tema della progettazione strategica - ha detto Dal Bosco - deve essere posto prima di quello dell’urbanistica e dell’architettura. È necessario definire linee guida e percorsi all’interno della comunità, chiarire la vocazione e l’identità produttiva capaci di generare interessi economici. Per poi passare alle scelte tecniche. Dobbiamo trovare insieme la via italiana”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: città