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Storytelling anche per PPAN con la rubrica ’I Dimenticati’: racconti brevi che partono da un aneddoto, un’immagine o dalla scena di un film

Voglia di narrazione. "I giornali avranno sempre più bisogno di storie che di semplici notizie"

di Paola Pierotti | pubblicato: 18/08/2014
"Nessuno pensa più di farsi un sito se non ha nulla da raccontare. Nei siti sta emergendo la voglia di narrazione. Una tendenza che avrà conseguenze importanti nel futuro. E cambierà anche i giornali"
Roberto Cotroneo
Voglia di narrazione.
"Nessuno pensa più di farsi un sito se non ha nulla da raccontare. Nei siti sta emergendo la voglia di narrazione. Una tendenza che avrà conseguenze importanti nel futuro. E cambierà anche i giornali"
Roberto Cotroneo

“Nessuno pensa più di farsi un sito se non ha nulla da raccontare. Nei siti sta emergendo la voglia di narrazione. Una tendenza che avrà conseguenze importanti nel futuro. E cambierà anche i giornali”. Sull’ultimo numero di Sette del Corriere della Sera (15 agosto 2014, numero 33) Roberto Cotroneo, nell'articolo "Raccontiamo una storia.it" si sofferma sul tema della comunicazione online ponendo l’attenzione sul tema delle storie che sempre più spesso si ritrovano nei quotidiani e nei settimanali.

Anche in PPAN la "voglia di narrazione" di cui parla Cotroneo si ritrova nella rubrica “I dimenticati. Missing in Architecture”Alessio Rosati parte da un aneddoto, un’immagine, la scena di un film o una coincidenza in apparenza distante dall’architettura, per soffermarsi su luoghi, edifici, progetti, libri e i loro rispettivi autori: racconti brevi per non dimenticare. Più in generale PPAN , creata per raccontare il mondo del costruito, è stata progettata come un contenitore dinamico, una raccolta di storie scritte a partire da fatti di attualità e dai suoi protagonisti. In questo laboratorio si inquadra anche l’attività di lettura, ritaglio e archivio di articoli interessanti, scritti su giornali e riviste, specializzati e generalisti.

“Oggi i siti stanno cambiando. Un sito serve sostanzialmente a tre cose – sintetizza Cotroneo – a vendere, a raccontarsi e a dare delle informazioni. Quelli che vendono sono tutti sul modello Amazon: chiari, e in grado di farti arrivare alla voce ‘procedi con l’acquisto’ nel modo più efficace possibile. Quelli per raccontarsi – continua il giornalista nella rubrica ‘Blowin’ In The Web’ sono dei blog dove conta di fatto il testo e non il modo in cii è composto. Quelli giornalistici invece servono a dare informazioni e notizie attraverso gerarchie che con il tempo stanno diventando sempre più liquide”.

Queste tre macrocategorie secondo la tesi di Cotroneo sono attraversate da un vento nuovo: “è il vento delle storie”. Nel tempo i siti pieni di immagini hanno lasciato il passo a siti facili, lettering facile, sobrietà e risparmio. Anche le storie aziendali vengono presentate nelle pubblicità attraverso l’impatto emozionale di un testo. “Il blog – conclude Cotroneo – sostituisce le vetrine e cambierà anche i giornali che avranno sempre più bisogno di storie per sopravvivere, più storie che semplici notizie”.

Restando sul mondo del costruito, oltre le storie dei Dimenticati, ci sono tante storie di uomini, committenti, costruttori o progettisti, che hanno qualcosa da comunicare.

“Gli architetti si associno, non c’è più spazio per gli individualismi: parcellizzare le competenze e creare gruppi forti di un sistema di specializzazione. I professionisti dovrebbero anche essere più capaci di proporre iniziative a quei soggetti che sono in grado di sviluppare operazioni, a partire da un primo concept fattibile. Troppi architetti non sanno dove va il mondo, non sono strutturati per capire gli strumenti urbanistici calati nel tempo” (Alessandro Maggioni, presidente nazionale Federabitazione-Confcooperative)

"La bruttezza delle periferie dipende anche dalla pigrizia: si può fare qualità senza spendere cifre impossibili" (Toti Semerano, Laboratorio di Architettura)

“Oggi in Italia bisogna competere solo alzando l’asticella, all’estero ci invidiano la qualità della vita, la bellezza di cui potenzialmente siamo bombardati. L’Italia è un branding aspirazionale che dobbiamo valorizzare e trasmettere. Dato il nostro dna bisogna guardare alle produzioni di nicchia, alla qualità e non alla quantità, diversamente cambierebbero logiche come il costo del lavoro dove l’Italia non è competitiva” (Alberto Piantoni, ad Missoni spa)

“Dal dialogo con gli architetti abbiamo imparato le logiche che guidano la progettazione in tante scelte, anche noi siamo stati sorpresi dei risultati, abbiamo realizzato prodotti che cambiano colore con la luce del sole, abbiamo valorizzato l’occhio dell’architetto per migliorare la nostra attività: abbiamo tirato fuori dei prodotti così interessanti che metteremo nei nostri cataloghi” (Mauro Manfredini, Casalgrande Padana)

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Tag: cultura
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